Ricordando Riccardo Garrone/2: le voci dei blucerchiati di ieri ed oggi - Samp News 24
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2013

Ricordando Riccardo Garrone/2: le voci dei blucerchiati di ieri ed oggi

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Dopo le parole di ex dirigenti ed ex allenatori, il SecoloXIX ha raccolto anche il ricordo di chi Riccardo Garrone l’ha vissuto dal campo, come un papà attento e premuroso. Lo è stato in particolar modo per Flachi e Cassano, i due fantasisti più importanti che si sono alternati durante i dieci anni di gestione Riccardo. Ma anche per Angelino Palombo, arrivato a Genova a 22 anni e maturato con i colori blucerchiati addosso, Fabio Bazzani, il bomber della prima promozione del 2002/03 e Daniele Gastalello, capitano del presente e del futuro. 

Si parte dal capitano del presente e del futuro, Daniele Gastaldello, che si appresta a vivere la settima stagione vestito di blucerchiato: «La sfida contro il Marsiglia più che una partita sarà una festa per ricordare meglio il presidente, per dirgli ancora una volta grazie. Penso che in questa serata a ogni sampdoriano tornerà in mente quanto ha fatto per la società. L’ha salvata dal fallimento, l’ha risollevata, riportandola nel ruolo che le compete nel panorama calcistico. Il presidente Garrone ha visto tutto, la serie B, la promozione, la finale di Coppa Italia, la qualificazione per la Champions. Bisogna essere grati per sempre. Se siamo qui ora è grazie a lui».

Angelo Palombo è forse colui che conserva il ricordo più significativo. Il numero 17 è cresciuto sotto la guida di Riccardo, condividendo ogni momento del suo sviluppo calcistico: «Alla famiglia Garrone devo tutto. Per me sono stati come una seconda famiglia. Con Edoardo è nato un ottimo rapporto, così come prima con suo padre. Io posso solo ricordarlo bene perché sono arrivato qui che ero un bambino e sono diventato uomo grazie ai suoi consigli e alle sue bacchettate. Una persona di una bontà immensa».


Per Antonio Cassano, Riccardo era come un padre. Inutile negarlo. E Fantantonio, nonostante la litigata che si è consumata, gli ha sempre voluto bene come un figlio: «Riccardo Garrone è stato per me la persona più importante che ho incontrato nel mondo del calcio. Una persona speciale che poco aveva a che fare con il del pallone. Avevamo un rapporto straordinario quasi tra padre e figlio. Ricordo ancora quando veniva a casa mia a mangiare i piatti baresi cucinati da mia mamma. Ho saputo che il trofeo della partita è stato realizzato dal professor Sirotti, lo stesso che dipinse il servizio di piatti che il presidente regalò a me e Carolina, in occasione del nostro matrimonio. Sono felice che entrambe le opere possano ricordarci e accomunarci alla figura di Riccardo Garrone».

Anche Francesco Flachi è finito sotto l’ala protettiva dell’ex presidente: «Garrone? Una persona importante, un imprenditore importante, ma che mi ha stupito per la sua semplicità. Parlava con tutti, era disponibile ad ascoltare chiunque e non è una cosa così comune quando parli con gente del suo livello. Direi che proprio nella sua semplicità c’era la grandezza dell’uomo. Il fatto stesso che si mettesse a giocare a carte, una cosa che fanno tutti, è il simbolo di quello che sto dicendo: restava una persona semplice nonostante il ruolo, i risultati, l’importanza. E lui stesso ha dato l’impronta a tutta la sua famiglia che ha mantenuto i suoi valori, le sue caratteristiche di umanità e semplicità».

Riccardo era “un signore” per tutti e anche Fabio Bazzani ci tiene a precisarlo: «Al di là di quello che ha fatto nel calcio e nella vita come imprenditore, che è sotto gli occhi di tutti, a me ha colpito la sua classe, la sua eleganza. Era un uomo d’altri tempi. Io ho avuto tanti presidenti ma da nessun altra parte ho trovato un signore come lui. Sebbene proprietario di una società prestigiosa come la Sampdoria, ricordo che arrivava all’allenamento di Bogliasco in punta di piedi, si faceva quasi scrupolo di rovinare l’allenamento di Novellino, chiedeva il permesso di stare a bordo campo. Credetemi, ho giocato a calcio in diverse società e garantisco che la maggior parte dei presidente il loro potere tendono a sbattertelo in faccia mentre Garrone restava quello che era: un vero signore, una persona appunto elegante, con classe». 

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