Renzo Rosso: «Stadio nuovo unica speranza» - Samp News 24
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2015

Renzo Rosso: «Stadio nuovo unica speranza»

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Renzo Rosso, Professore ordinario di Costruzioni Idrauliche e Marittime e Idrologia al Politecnico di Milano e scrittore del libro ‘Bisagno, il fiume nascosto’, tramite la rubrica che gestisce su ilfattoquotidiano.it ha espresso la propria opinione riguardo le condizioni del manto dello stadio Luigi Ferraris. Le parole dell’esperto appaiono critiche e decise, parla di problemi che già in passato erano venuti a galla e tocca tantissimi argomenti.

Il primo che tratta è il rinvio dell’ultima stracittadina per impraticabilità del campo: «Ha stupito in mondovisione la sospensione del derby di Genova di sabato 21 Febbraio. Non è una novità. Nel libro ‘Bisagno, il fiume nascosto’ racconto la farsa dell’arbitro in piedi sul tavolo dello spogliatoio, terrorizzato dalla risalita dell’acqua che esondava dal torrente. Era il 1992, un Sampdoria-Milan di fine settembre, e la sospensione fu davvero dovuta alla forza maggiore».

Proseguendo l’intervento il professore racconta di come già ai tempi della Sampdoria dello scudetto si fosse presentato il problema della scarsa tenuta del manto erboso: «Più di venti anni fa ebbi un’intensa corrispondenza con Paolo Mantovani (Presidente della Sampdoria) riguardo al terreno di gioco di Marassi. Laptop e stampanti non erano ancora diffusi e il Presidente mi scriveva rigorosamente a mano usando la stilografica. Nell’ultima lettera che scrisse, dopo un grazie per i consigli ricevuti, egli mi rassicurava che il Comune di Genova avrebbe rifatto l’intero manto dell’impianto, sottofondo e drenaggi compresi. Il Ferraris avrebbe così riavuto il miglior terreno di gioco della seria A, come prima della ricostruzione per Italia ’90. Tutti i frequentatori del parterre del vecchio stadio ricordavano il vespaio, alto più di un metro, da cui sgorgavano ampi getti d’acqua durante le piogge che a Genova cadono spesso violente. Dal parterre i bassotti come me scorgevano soltanto i polpacci degli atleti e seguivano il gioco più col cuore che con la testa, ma quel drenaggio generoso garantiva la possibilità di giocare a calcio anche durante i nubifragi».

Rosso ritiene esista una sola strada percorribile per il bene del calcio genovese, una strada che stuzzica i desideri di sempre più tifosi: «Forse l’unica speranza di rivedere un biliardo erboso e morbido come quello su cui giocavano Skoglund e Cucchiaroni, ma anche Meroni e Barison e un paio di volte anche il vostro blogger da pulcino, è il nuovo stadio di cui si parla da tempo, che la fantasia dei genovesi ha piazzato ovunque ci fosse uno spiazzo e pure in mare. Non si capisce, però, chi potrebbe intraprendere l’impresa, poiché, secondo quanto ha scritto Pietro Roth su La Gazzetta del Lunedì dopo la sospensione del derby, né il Genoa né la Sampdoria hanno risposto qualche mese fa all’appello del gestore di Marassi, neppure per fare un tapullino pre-campionato. È comunque chiaro a tutti che un nuovo stadio di calcio vada costruito e gestito da privati, giacché, a differenza di molti settori della società in cui al privato è stato concesso un monopolio di fatto a scapito del bene comune, qui siamo nell’ambito di un’attività competitiva per definizione, come dimostra la rivalità cittadina tra Genoa e Sampdoria».

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