2013
Remondini, neo vice-presidente Samp: «Pronto per questa avventura»
Ieri, il CdA della Samp ha fatto ratificare una novità che tale proprio non era: Stefano Remondini è stato nominato il nuovo vice-presidente della società blucerchiata. Una decisione che era nell’aria da una decina di giorni, ma che ha avuto modo di esser ufficializzata solo nella giornata di ieri. Intanto, il prescelto si racconta e vuole precisare il suo ruolo all’interno della società: «Il mio ruolo non è quello di stare davanti ad una telecamera o un microfono, ma di back office – esordisce subito a “Il Secolo XIX” – Sono altri in società deputati a parlare. Quest’intervista è un’eccezione». Allora meglio partire dal suo esser sampdoriano, una cosa ben nota: «I miei genitori mi hanno portato allo stadio a vedere la Samp quando avrò avuto 4-5 anni. Quando è mancato mo padre, ha continuato a farlo mia madre – racconta Remondini – Chiaramente ho dei ricordi sfocati di quel periodo. Crescendo, la passione è rimasta immutata: sono iniziati gli anni in Gradinata Sud, le prime trasferte con i treni speciali. Poi, con la patente, le prime in automobile».
Remondini, per altro, ammette di aver fatto parte di qualche club blucerchiato: «Ricordo per qualche anno di aver frequentato “Lo Squalo” di via Casaregis. Ricordo anche ai tempi di Francis e Brady una pubblicazione molto divertente che pubblicavano». Chiaramente, ha vissuto bene il momento della “Sampd’oro”: «Beh, ricordo anche la Samp precedente. Quella di Cacciatori, Santin, Rossinelli, Badiani, Prini, Lippi… ricordo Pellegrino Valente, ricordo le bellissime cartoline della Sampdoria che regalava “Il Secolo XIX”. Ricordo i cuscini da lanciare in campo a fine partita. E poi il povero Saltutti, Bresciani, Sartori e Tuttino… sono arrivato insomma alla “Sampd’oro”, come tutti i tifosi sampdoriani della mia età, dopo aver fatto la gavetta tra la A e la B – dice Remondini, in flusso ininterrotto di ricordi – La Samp di Mantovani è stata un sogno vissuto con grande intensità. Le sfide all’estero contro campioni inarrivabili che sembravano a portata di mano. Vincere lo scudetto è stata un’impresa che già in quel momento si sapeva essere irrepetibile. Sono stato a Berna, Goteborg e Wembley. Però la Samp non è finita lì: abbiamo visto Gullit, la Coppa Italia. E anche la Samp dei Garrone, che ci raccolsero vicini alla C e ci portarono subito in A. In tempi più difficili, sono arrivate anche una finale di Coppa Italia ed un preliminare di Champions».
Il suo passaggio da consigliere a vice-presidente era annunciato: «Con il presidente c’è amicizia e stima. E’ stato proprio lui a chiedermi di dargli una mano a gestire la Samp. Lui ha numerosi impegni lavorativi, sono nel CdA da due anni e mezzo e ho avuto modo di conoscere meglio sia il presidente che la società. Mi ha fatto questa proposta, che ho accolto con entusiasmo. Volendo riassumerla, è cercare di co-adiuvarlo sia quando è presente, sia quando lo sarà di meno – spiega Remondini, nuovo vice-presidente blucerchiato – Essere di supporto all’attuale staff, perché sia io che lui riteniamo che nel calcio è importante commettere meno errori possibili. Chi sbaglia meno, va avanti. E se guardi con quattro occhi, anziché con due, è possibile che la strategia societaria possa esser sviluppata meglio. Conosco il presidente da tempo e ricoprivo già incarichi in Erg, ai quali ho rinunciato per lavorare nella Samp. Avrebbe generato profili di incompatibilità. E poi le persone serie non tengono il piede in due scarpe».
Già da qualche tempo, in realtà, Remondini frequentava Bogliasco e ha seguito qualche trasferta: «Non è che Edoardo si sia svegliato una mattina e mi abbia detto: «Dammi una mano». E’ un discorso nato pian piano e poi è ovvio che, per questo incarico, non ci si possa limitare alla frequentazione della sede, ma anche di Bogliasco, perché lì c’è il patriomonio della società. Ed è giusto farsi vedere per sapere se c’è qualcosa che non va. Noi dobbiamo esser disponibili per i complimenti, ma anche per le critiche, nel rispetto dei ruoli di tutti – conferma Remondini, 50 anni – Non sono un tecnico di calcio, né mi diletto in formazioni. Alla Samp ci sono dei ruoli ben definiti. Ci sono Sagramola, un amministratore delegato preparatissimo che sa il fatto suo, e Osti, un direttore sportivo competente. C’è uno staff collaudato: io sono una tessera in più del mosaico».
Intanto, Garrone non potrà essere a Verona: «Sì, io partiro già per la vigilia con Osti e Sagramola. Per farlo, bisogna avere un ruolo più istituzionale, che prima non avevo». Sul momento attuale della Samp: «Mi sembra che ci si stia compattando. Sotto la guida del nuovo allenatore, mi sembra che i ragazzi siano riusciti a tirare fuori coraggio e prestazioni, che prima mancavano – commenta Remondini al quotidiano ligure – In campo generale, direi che per i motivi ben conosciuti, a partire dalla diseguaglianza nella distribuzione degli introiti dei diritti televisivi, la Samp faccia parte di quel gruppo di 10-12 squadre che ogni stagione lotta per il mantenimento della categoria. Se poi faremo meglio, bene».
La responsabilità del nuovo ruolo non è facile da gestire: «Di certo, alcune considerazioni da bar sport che prima si potevano fare con una certa leggerezza, non potrò più farle. E di certo il risultato della partita non me lo porterò dietro solo fino al lunedì, ma la concatenazione di risultati genera al dirigente un approccio diverso – afferma Remondini – perché la Samp è un’azienda che vive di calcio e deve ottenere risultati sul campo, cercando di coniugare il risultato sportivo con la sostenibilità finanziaria». Remondini racconta anche come vorrebbe esser visto dal tifoso sampdoriano medio: «Non saprei: io ho spiegato quello che sono. Poi chi mi conosce sa che non sono alla Samp per convenienza, ma sono un sampdoriano vero. Poi ciascuno è libero di vedermi come meglio crede». Una sorta di “alter Edo”: «Se è per un titolo… ma nella realtà – chiude Remondini – il presidente è insostituibile».