2014

Regini: «Esser duttile è un vantaggio. Cassano? Un fenomeno»

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E’ il suo momento: con la cavalcata contro il Chievo per l’1-1 di Eder, Vasco Regini ha fatto vedere di che pasta è fatto. Con l’arrivo di Mihajlovic, poi, ha saputo consacrarsi anche come terzino sinistro, nonostante i dubbi di inizio stagione sul suo rendimento in quella posizione. Numeri che aveva già fatto: «Reggio Emilia contro il Sassuolo. Scarico di Pedro a centrocampo, ho stoppato e puntato la porta. Attorno ai 25 metri ho tirato di sinistro e ho centrato la traversa. Mi sono messo le mani nei capelli, perché non mi capita spesso di tirare. O con il Milan a Marassi. Ho recuperato palla sempre in zona metà campo, ho saltato un paio di avversari e arrivato al limite ho cercato di servire Eder. Quasi la fotocopia dell’azione contro il Chievo. Solo che stavolta hanno intercettato il passaggio».

CAVALCATE SULLA FASCIA – C’è anche un altro esempio: «Contro il Verona il mio assist del terzo gol, nato da un mio scatto sulla sinistra dove sono stato ottimamente servito da Sansone – ricorda Regini a “Il Secolo XIX” – Arrivato sulla linea di fondo ho messo la palla indietro in mezzo all’area, Soriano era lì. Poi ricordo con particolare soddisfazione il rigore della vittoria a Livorno, conquistato in pieno recupero e trasformato da Pozzi. In quel caso non avevo fatto una cavalcata, ma uno stop al limite dell’area con accelerazione a seguire. Poi Luci mi ha buttato giù». E ci sarebbe anche un’altra discesa: «L’azione del San Paolo contro il Napoli: si trattava di uno schema da calcio d’angolo e ricevuta la palla, avrei dovuto metterla in area. Invece ho fatto una finta e sono entrato in area, poi Armero mi ha buttato giù. Non era un mezzo rigore, ma qualcosa di più…».

TRA SORPRESA E ACCELERAZIONI – Un’accelerazione che spesso spiazza molti: «A volte perché magari non si aspettano che punti l’area e rimangono sorpresi. Altre volte invece con la mia velocità li taglio fuori. Non so se è intuito, coraggio… quando vedo che ho spazio davanti, corro più forte che posso». Da difensore centrale ogni tanto si ripeteva in queste uscite palla al piede: «Sì, ricordo l’anno scorso in un Empoli-Modena, stessa scena. Prendo palla a centrocampo e inizio piano piano ad avanzare e loro tutti dietro la palla – racconta il numero 19 blucerchiato, tornato quest’anno alla Samp – A un certo punto mi dico: «Vai» e sono andato. Arrivato a fondo campo, l’ho messa dentro come per Soriano contro il Verona. C’era Tavano e ha preso la traversa».

COLLOCAZIONE IN CAMPO – Se volesse, potrebbe anche tentare il tiro: «Sui tiri devo ancora migliorare molto. E ci sto lavorando. A volte potrei tirare, ma non mi sento sicuro e preferisco cercare l’assist per un compagno. Però pian piano sono convinto che riuscirò a prendere confidenza». Regini terzino o centrale, un dilemma infinito: «Non se ne esce. O meglio, all’inizio Delio Rossi mi utilizzava da esterno, ma in un modulo che non avevo mai interpretato. E avevo dei problemi, perché fisicamente non riuscivo a coprire tutta la fascia nelle due fasi – spiega Regini, ragazzo molto duttile – Una volta utilizzato terzino non ci sono stati problemi, è il ruolo che ho fatto fin dalle giovanili».

DUTTILITA’ E CASSANO – Una duttilità che diventa un pregio: «Credo che possa rivelarsi un vantaggio. Personalmente non saprei dire dove mi trovo meglio e se davvero c’è uno dei due ruoli più adatto alle mie qualità. Devo ancora capirlo. Questo campionato penso di aver avuto un rendimento in linea con quello della squadra, tra alti e bassi. E quando sono stato utilizzato centrale, credo di aver sempre fatto la mia parte. Tranne a Catania, dove però un po’ tutta la squadra ha patito». Ora c’è il Parma: «Secondo me è la più forte delle provinciali. Schelotto, Amauri, Biabiany e… Cassano. Ricordo che ero appena arrivato alla Samp, nel gennaio 2009, per motivi vari pochi giorni dopo ero già in panchina contro la Lazio. La Samp vinse 3-1, Cassano segnò un gol che non dimenticherò mai. E’ ancora un fenomeno».

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