2014
Regini a SampMagazine: «Sono cresciuto tantissimo grazie alla Sampdoria»
La Sampdoria archivia due sconfitte, quella in trasferta contro il Napoli in campionato e quella che sentenza l’uscita dalla Coppa Italia contro la Roma. Da queste due sconfitte però c’è tanto di buono da conservare, come afferma Vasco Regini in una intervista a SampMagazine. C’è innanzitutto la prestazione, che tenuto conto degli avversari, è stata di livello e non remissiva; poi l’episodio del rigore negatogli per la spinta di Armero che sicuramente avrebbe cambiato le sorti del match.
«Penso che le immagini abbiano parlato chiaro e che il rigore ci stesse tutto. Io ho sentito il contatto e sono andato a terra. La spinta di Armero c’è stata, poi mi ha copito il tallone. Ho perso l’equilibrio e non sono riuscito a rimanere in piedi. Peccato ma guardiamo avanti. La prestazione va salvata in entrambi i casi. Siamo andati al “San Paolo” per imporre il nostro gioco e ci siamo riusciti per larghi tratti del primo tempo. Poi nella ripresa sono usciti fuori loro ma abbiamo tenuto testa ad una grande squadrea e senza gli episodi sfortunati, vedi i pali e il rigore, avremmo potuto portare a casa un risultato positivo. Lo stesso avremmo potuto fare all’Olimpico, dove abbiamo dato l’ennesima dimostrazione di essere un gruppo forte, coeso e di qualità».
Vasco Regini ha avuto una crescita esponenziale, tanta gavetta e soddisfazioni raccolte di giorno in giorno con il lavoro quotidiano. Crescita che si augura continui anche nell’anno nuovo, un 2014 ricco di aspettative e di obiettivi da raggiungere.
«Sono partito con l’Empoli in Serie B e sono arrivato a giocare in Serie A con la Sampdoria. In mezzo ho conquistato un posto nell’Under21 azzurra e ho addirittura disputato da titolare una finale dell’Europeo di categoria. Diciamo che non mi posso lamentare. (In questo 2014) Mi aspetto di confermarmi in Serie A con la maglia blucerchiata e di raggiungere l’obiettivo di squadra che ci siamo prefissati ad inizio stagione. Poi sarebbe bello collezionare più presenze possibili, e chissà, magari in futuro, conquistare il sogno di tutti: la Nazionale. Non è mai semplice per un giovane trovare continuità nella stagione d’esordio nel massimo campionato. Di solito si fa parecchia fatica mentre io ho avuto la fortuna e la bravura di farmi trovare pronto: 12 presenze su 18 sono già un buon bottino per quel che mi riguarda ma non mi posso certo accontentare. Spero di continuare così perchè è giocando che si cresce».
La dote del difensore blucerchiato è anche sapersi adattare a qualsiasi richiesta del Mister, un giocatore duttile che ogni ruolo lo affronta con grinta e coraggio. Il ruolo di difensore poi richiede grandissima responsabilità e Vasco Regini sente di poterla reggere bene sulle spalle.
«La duttilità rappresenta un arma in più. Saper ricoprire ruoli diversi aiuta ad adattarsi a seconda delle esigenze dell’allenatore. Io ho cercato di farlo, non senza difficoltà: all’inizio non avevo confidenza con la retroguardia a tre e ancora meno con la posizione di esterno, ma ho comunque provato a dare il meglio di me. Posso confessare tranquillamente che mi trovo a mio agio sia da centrale sia da terzino in una quattro, i ruoli in cui mi ha impegato Mister Mihajlovic» e in relazione ai due Mister «Sono stati due grandi difensori e questo è un vantaggio da non trascurare. Sanno darci i consigli giusti, dettare i movimenti e, grazie a loro, ci sentiamo sicuri. Ci chiedono di giocare la palla e di prendere l’iniziativa in fase di impostazione: non è semplice ma nel reparto arretrato siamo contenti di assumerci questo tipo di responsabilità».
Cosa manca ancora a Vasco Regini? Il difensore è molto autocritico e sottolinea la grande differenza tra il giocare in Serie B e in Serie A, nonchè la necessità di continuare a crescere e a migliorarsi.
«Devo crescere tanto in tutto. L’esperienza ti fa imparare, e in questa stagione ho imparato a comprendere l’enorme differenza tra la Serie A e la Serie B: la prima è tutta un altro mondo. Se in cadetteria puoi permetterti una distrazione, in A non puoi deconcentrarti un secondo che gli avversari ti puniscono. La massima concentrazione nell’arco di tutti i 90 minuti è il punto su cui insistere. Devo ringraziare la Sampdoria, in effetti sono cresciuto tantissimo, sotto tutti i punti di vista. Arrivai nel 2009, avevo poco più di 18 anni e si trattava della mia prima esperienza lontano da casa. Ho vissuto stagioni bellissime e il momento più emozionante è quello dell’esordio in Serie A con Mazzarri in panchina. Ho giocato una finale del Viareggio e una semifinale scudetto con la Primavera; pur senza scendere in campo ho fatto parte del gruppo che conquistò la Champions».