2014

Quattro osservazioni su Samp-Verona, la partita della svolta (?)

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Nel calcio, astraendo verità generali da una partita, spesso si compiono degli errori. Perché la partita, nella sua estrema complessità di episodi, casualità e peculiarità, resta un momento a sè stante e molto diverso dal campionato – motivo per cui i campionati li vincono i più forti e le coppe le squadre più brave/fortunate/attente nelle singole partite. Certo, esistono partite particolarmente significative, che segnano una svolta (penso alla vittoria allo Juventus Stadium di più di un anno fa o alla sconfitta interna contro il Parma l’anno della retrocessione). Un alieno sbarcato, all’oscuro di tutto, a Marassi ieri alle 14:59 direbbe probabilmente che la Sampdoria è la squadra più spettacolare del campionato e che può vincere lo Scudetto. Noi che siamo un attimo più informati sappiamo che pure il Parma è lontanissimo (10 punti son proprio tanti) e che ambire a qualcosa in più della salvezza appare onestamente difficile. Quindi se c’è stata una svolta, non si tratta certo di una svolta di classifica (ammesso che la salvezza fosse sostanzialmente già raggiunta anche prima di ieri). Ma in altri sensi, sì, delle svolte ci sono state:

1. Come già qualcuno avrà fatto notare, da un certo punto di vista la partita di ieri è stata molto meno illuminante e clamorosa di quanto possa indicare il risultato. Nel senso che dietro il 5-0 rifilato all’Hellas Verona c’è soprattutto un Da Costa fenomenale, considerando che i gialloblu non sono rimasti con le mani in mano ma hanno creato diverse occasioni tirando sette volte verso lo specchio della porta. Con un altro portiere o col Da Costa visto per esempio contro il Milan, la partita sarebbe potuta finire anche 5-5 se non 5-6. Ma Mihajlovic può (deve) star sereno lo stesso e in particolare ha avuto, a maggior ragione dopo la deludente performance di una settimana fa, la conferma che questa squadra riesce a rendersi pericolosa con una facilità disarmante – i tiri in porta sono stati nove.

2. Questa più che una svolta, è una scoperta (di una cosa che tra l’altro sapevamo già). Mesi fa, sempre a Marassi, sempre contro il Verona (ma in Coppa Italia) la Sampdoria stracciava i gialloblu con la squadra ricca di quelle che comunemente vengono definite seconde linee; ieri, le prime due reti sono arrivate per mano di Sansone e Renan, due giocatori etichettabili a pieno titolo come riserve – tra l’altro Renan ha segnato col destro, piede con cui evidentemente non scende solo dal pullman. Ciò che si evince è che la qualità della rosa è alta e anche chi gioca meno può risultare utile se non fondamentale. Un’osservazione banale, ma che mesi fa avremmo definito blasfema, pensando a quanto fosse sfortunato Delio Rossi nel non poter esprimere le sue skills taumaturgiche perché inibito da una squadra di basso livello. 

3. Appunto, Sansone. Con Delio Rossi era il dodicesimo uomo a tutti gli effetti, con Mihajlovic dopo qualche spezzone poco convincente è finito sempre più ai margini della squadra titolare. E le ragioni di un simile trattamento erano chiare e nemmeno troppo ingiuste: Sansone è uno dei giocatori più dotati tecnicamente della rosa, ma non ha abbastanza fiato/gambe/attitudine difensiva per sostenere i ritmi infernali cui sono costretti gli attaccanti di Mihajlovic. Nel 4-3-3 di ieri, modulo che inizia a dare garanzie molto serie, il lucano ha dimostrato di starci benissimo perché da attaccante esterno è meno vincolato alle mansioni difensive e gioca in una posizione a lui sicuramente più congeniale di quella di trequartista. Quest’evoluzione tattica porterà indubbi benefici pure a lui, anche perché a questo punto non mi sembra così scontato che partirà l’anno prossimo (come invece credevo fino a una settimana fa). 

4. La vera chiave della straordinaria scalata della Sampdoria è evidentemente Sinisa Mihajlovic. Anche a livello nazionale tanto si è parlato dei metodi restrittivi post-Bergamo e degli esaltanti risultati che questo tipo di politica ha portato. Ma adesso intendo analizzare un altro grande merito di Mihajlovic, Roberto Soriano. Nonostante molte prove negative, pochi palloni giocati, diverse palle perse, Soriano è sempre stata la grande speranza della Sampdoria. Tant’è che pure Iachini, Ferrara e Rossi, con modi e dosaggi differenti, avevano provato a puntare sull’ex centrocampista del Bayern Monaco. Ma nessuno l’aveva considerato mai un titolare, Mihajlovic l’ha fatto anche a costo di chiudere un occhio dinnanzi a qualche sua prestazione poco soddisfacente, sacrificando gente forse considerata più affidabile (come lo stesso Sansone). Da un po’, quel giocatore quasi misterioso che passeggiava invano per il campo è diventato uno degli elementi più utili della Sampdoria: duttile, bravo tecnicamente e sempre più preciso nei tanti ‘key passes’ che per la sua posizione è chiamato a giocare (ieri ha passato correttamente l’84% dei palloni). E pure dotato di un discreto tiro in porta. Buona notizia per lui, per noi e per il modello Udinese

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