News
Quagliarella riavvolge il nastro: «Samp un rischio». E sul derby…
Quagliarella racconta la sua storia con la Samp: «Non avrei mai immaginato di vivere tutto questo. Come sogno un gol nel derby? Va bene in ogni modo»
La settimana di avvicinamento al derby è sempre speciale a Genova. Lo è per i tifosi di entrambe le squadre, che vivono i sette giorni che li separano dalla stracittadina con ansia e trepidazione, e lo è anche per i giocatori, consci di affrontare un match che proprio non può essere perso. Lo è anche per un giocatore esperto come Fabio Quagliarella, che di partite importanti ne ha affrontate parecchie in carriera. Il capitano blucerchiato è in testa alla classifica marcatori ed è osannato per la sua straordinaria prolificità anche adesso che la carta di identità segna 36 anni, ma non vuol sentir parlare di miracoli sportivi: «Sento spesso parlare di segreti o pozioni magiche. Per me, non ce ne sono. Semplicemente, fai le cose con serietà, sistematicamente tutti i giorni, ti gestisci su quello che puoi. I mister poi non ti regalano partite né presenze perché ti chiami Quagliarella. Alla fine quando scendi in campo se non dimostri di meritarlo stai fuori e subito tirano in ballo il lato negativo della nostra età. Giampaolo sostiene che anche al 50% mi fa giocare lo stesso? Gli dico di non farsi sentire, sennò poi qualcuno ci crede».
Certamente, una longevità sportiva di questo tipo richiede un cambiamento nel modo di curare il proprio corpo, a un certo punto della propria carriera: «Con l’avanzare dell’età conosci di più il tuo corpo – sostiene Quagliarella a Il Secolo XIX. Dico sempre che faccio un check up continuo durante gli allenamenti. Vedo se sento qualche fastidio, dove posso spingere. Quando sei più giovane lo sforzo della partita lo recuperi subito, adesso occorre qualche minuto in più… Da giovane ti alleni perché vuoi metterti in mostra, alla mia età perché vuoi ancora andare lontano». Certamente aver ritrovato una piazza come quella blucerchiata non può non aver giovato al centravanti: «Ho trovato un ambiente dove la gente mi vuole bene, scendo in campo con una testa più serena. E ti porti dietro anche l’esperienza. Se non arrivava il gol, prima mi facevo prendere dall’ansia, ora la gestisco in un altro modo».
A dirla tutta, l’esplosione del numero 27 a Genova ha sorpreso tutti, anche lo stesso Quagliarella: «Quando sono arrivato alla Samp dal Toro non avrei mai immaginato cosa avrei vissuto. Anzi, ero consapevole di prendermi anche un rischio, se non avessi fatto bene avrei incrinato il buon ricordo che avevo lasciato nel 2006. Però quando hai fiducia in te stesso ti dici “Ok, vado e me la gioco”. L’età? La fanno pesare di più i media, qualsiasi cosa faccia, ci mettono in mezzo i miei 36 anni». Venendo al derby, si tratta di una partita che vive tutta la città con estrema apprensione e con schermaglie e sfottò: «Lo sfottò ci responsabilizza. Quanta gente incontro che mi dice “Belin, mi raccomando”… Giampaolo? La vive normalmente. Sappiamo che c’è derby, ma ripetiamo la settimana tipo. Non credo ci sia qualcosa di particolare da preparare. A livello di stimoli si prepara da sola. Come vivo la Samp? Per me è tutto, le devo tanto. Già la prima volta che avevo vestito questa maglia mi aveva dato fiducia e portato in Nazionale. Ora mi fa vivere la mia seconda giovinezza. Mi sento a casa, percepisco l’affetto, dei tifosi e della città. Poi i derby di Genova sono stupendi».
Infine, Quagliarella confessa di non avere rituali particolari prima di una partita così importante: «Non ho scaramanzie. Ricordo allenatori più che altro, Conte ad esempio. Anche perché poi diventano un lavoro, una prigionia. Audero mi chiede a volte di vincere il sorteggio con la monetina, ma non vinco mai. Se lo vinco al derby resto dove sono posizionato. Un rigore sotto la Nord o sotto la Sud? È pesante a prescindere, un pallone medicinale. Per me un gol al derby va bene in ogni modo. Puoi pensarlo, ma raramente quel che immagini si verifica. Ci sono troppe variabili. Ecco, non posso pensare di scartare tutti in dribbling in velocità, quello so che è difficile – conclude l’attaccante con un sorriso. Però mai dire mai».