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Programmazione, oculatezza, piedi per terra: questa è l’ora
È finita nel peggiore dei modi, con otto gol subiti in una settimana: tre dal Genoa, cinque dalla Juventus. Una squadra appagata dai 40 punti raggiunti anzitempo, alla quale dopo la vittoria sulla Lazio non è stato possibile chiedere più nulla, se non lo sforzo di scendere in campo ancora un paio di volte per onorare la salvezza. Arrivata, tra l’altro, per scarso impegno da parte delle altre squadre, con il Frosinone capace di raccogliere un solo punto nelle ultime cinque partite e il Carpi steso prima dalla Juventus, poi da Marchetti. Una soddisfazione amara, una gioia smorzata, che non è riuscita nemmeno per un po’ a farci sorridere. Siamo salvi, sì, ma a che prezzo?
Parlare della gara con la Juventus è inutile, soprattutto adesso, a risultati acquisiti, adesso che si sa che il Palermo di Maurizio Zamparini rimarrà ancora un anno in Serie A, forse cambiando proprietà, forse cambiando di nuovo tutto: persino una società capace di esonerare gli stessi allenatori in cerchio, capace di affidarsi a un tecnico sconosciuto all’Italia senza sapersi nemmeno informare sulla sua extracomunitarietà, è riuscita a tenere la categoria. Una programmazione nulla quella dei rosanero, un’improvvisazione senza precedenti quasi, che inorridisce dinanzi a quello che è stato il lavoro della Sampdoria, che, per quanto di errori ne abbia potuti compiere nel corso di quest’anno, aveva dimostrato quantomeno maggior piglio nell’organizzarsi. Eppure adesso sono allo stesso livello. Certo, così come spesso accade, a fine anno ci ritroviamo a dover smobilitare la programmazione: Ranocchia andrà via, ma comunque il difensore ex Inter non aveva dimostrato di poter rivendicare il proprio talento in maglia blucerchiata, se non in sporadiche occasioni; Dodô lascerà sicuramente il Ferraris, aprendo un nuovo buco sulla fascia sinistra del Doria, orfano di Regini e di Mesbah, dei quali in ogni caso non si è sentita la mancanza. Poi ci sarà da domandarsi quale sarà il futuro di tanti altri giocatori, chi per un destino, chi per un altro. Chi per il mercato, chi magari per l’età che avanza.
Alla Sampdoria, alla società Sampdoria, adesso va richiesta maggior attenzione e oculatezza nelle scelte. Capire subito quale sarà il futuro della nostra guida tecnica, assicurandoci di poter avere un allenatore sin da subito a lavoro sulla squadra che sarà, che possa già dettare le operazioni di mercato da compiere nel corso di quest’estate. Colpi validi, valutati con grande attenzione, non effettuati a prescindere: non vogliamo un Moisander bis, non vogliamo un Barreto bis, non sono state operazioni da premiare, perché affidarsi a dei parametri zero per risparmiare, per tentare di effettuare un colpo low cost, si è rivelata una strategia sbagliata, donando a Zenga prima, a Montella poi, due elementi che non si sposavano bene con le idee tecniche dell’allenatore scelto. Scelto l’allenatore, che possa essere confermato l’attuale o cambiato, che si pongano già le basi per la formazione titolare, per avere la certezza degli undici, senza doverci ritrovare con 26 formazioni diverse in 26 partite, con cambi repentini di ruolo, con interpreti roteanti a riprova del fatto che la sintonia, la sincronia in campo era sempre latente.
Serve guardare subito al prossimo anno, senza temporeggiare e senza cercare il colpo di genio dall’estero: l’Europeo di Francia potrà sicuramente servire come palcoscenico per i nostri, da Roberto Soriano a Lorenzo De Silvestri, col primo pronto a partire e magari pronto a far lievitare la sua valutazione, col secondo che di futuro non ha parlato, ma che ci auguriamo possa comunque proseguire con la nostra maglia, per l’abnegazione e per l’attaccamento che ha sempre avuto. Quello che l’Europeo può portare è anche uno sguardo all’estero, ma sempre con grande attenzione, memori dell’insuccesso Moisander, preceduto dalla sua fama di capitano dell’Ajax, privato però della sua verve e accompagnato dall’esperienza in un campionato sicuramente minore rispetto a quello italiano. Piedi per terra, senza parlare di Scudetto, senza puntare alla Champions League, senza vestire panni che non ci competono. L’Italia è piena di giocatori che farebbero comodo alla Sampdoria, l’estero anche, ma bisogna saperci guardare, altrimenti l’errore è dietro l’angolo.
È tempo di rialzarci, questa è l’ora di ripartire.