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Praet come Correa? Ecco perché non esiste il paragone

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Per l’incompletezza del loro primo anno alla Sampdoria, Dennis Praet è stato paragonato a Joaquin Correa, ma non sembra un accostamento adeguato

«Vedi? Non è tagliato per il nostro calcio!». Quante volte qualcuno di voi ha usato l’anno scorso questo commento per Joaquin Correa? Il talento di scuola Estudiantes, arrivato alla Samp per sostituire Gabbiadini, e che alla fine è risultato essere solo una plusvalenza di leggero valore, ha lasciato parecchie perplessità alla Sampdoria. Lo stesso destino sembra accomunare Dennis Praet, costato parecchio alle casse blucerchiate, ma di cui non si è ancora inquadrata la vera natura. E il confronto tra i due al giorno d’oggi sembra sempre più serrato, ma è un paragone fuori luogo. E di motivi ce ne sono almeno due.

UN PROBLEMA TATTICO? – Spesso di Correa si è parlato come un talento fuori posizione. Nella Sampdoria di Sinisa Mihajlovic – il primo a beneficiare del talento classe ’94 – veniva alternato tra il ruolo di trequartista e quello di esterno, spesso subentrando a gara in corsa (appena sei presenze e 188′ giocati nella seconda parte di 2014-15, complice la rincorsa all’Europa League). Arrivato Zenga, Correa è stato usato come esterno d’attacco, mentre Montella l’ha alternato anche al centro, sebbene il passaggio alla difesa a tre non abbia funzionato come sperato. Diverso quanto accaduto con Giampaolo e Praet: l’integrità tattica del nuovo mister doriano non è stata mai in discussione (4-3-1-2 per sempre), ma il ruolo del belga sì. Partito come trequartista, non ha funzionato; anche in conferenza stampa post-Udine, Giampaolo ha ribadito di vedere Praet come una mezzala. La prova contro i friulani – forse influenzata anche dalla poca reattività dei suoi compagni – ha confermato che no, Praet trequartista non s’ha da fare.

DESTINI DIVERSI – Lo dico qui a rischio di esser smentito: alla fine delle loro rispettive carriere, ricorderemo Dennis Praet come un giocatore più completo e più funzionale di Joaquin Correa. L’argentino ha lasciato Genova per 13 milioni di euro (più cinque per una futura cessione) e un passaggio al Siviglia, dove Sampaoli gli ha assegnato il ruolo di esterno d’attacco (su entrambe le fasce) in un 4-2-3-1 o 3-4-3 scelto dal tecnico argentino. Una scelta che ha pagato, visto che Correa ha giocato persino in Champions League e ha realizzato otto reti in 34 presenze stagionali. Diverso il discorso per Praet: partito da esterno all’Anderlecht, Giampaolo dovrà lavorarci. Perché il successo del belga passa necessariamente dalle sue mani; come è riuscito a lavorare su Piotr Zielinski, il tecnico blucerchiato dovrà farlo anche per un altro biondo dalle enormi potenzialità.

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