2015

Pozzi: «Samp? Sarei rimasto fino a fine carriera, ma qualcuno…»

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Ventinove anni appena compiuti, più di cento presenze in Serie A, eppure svincolato. Questa è la situazione di Nicola Pozzi, attaccante classe ’86 rimasto indelebilmente nelle memorie dei tifosi blucerchiati. I suoi gol regalarono la promozione in Serie A ed è un peccato che il ragazzo non sia riuscito a imporsi con la Samp anche nella massima serie. Reduce da un anno maledetto (in cui ha giocato solo quattro partite tra Parma e Chievo), ora il centravanti cerca una nuova squadra.

Domani a Coverciano partirà il raduno dei “disoccupati” e Pozzi si racconta le sue sensazioni ai microfoni de “Il Secolo XIX”: «Da tre settimane mi sto allenando duramente con il professor Gemignani». Sul fatto che sia senza squadra, Pozzi non si scoraggia: «Una mia scelta. Devo lavorare con la palla per farmi trovare pronto. La vivo serenamente, magari nemmeno lo finirò questo ritiro perché troverò una squadra prima. Ci vado con entusiasmo. E nello stesso tempo a Coverciano ci danno la possibilità di conseguire l’abilitazione ad allenatore di base. Allenare non è una cosa che ora ho in testa, però lo faccio volentieri».

Le ultime due esperienze con Chievo e Parma sono state deludenti: «A Verona non ho avuto molte opportunità di giocare. A Parma anch’io – come tutti – ci ho rimesso molti soldi. Ora c’è la procedura fallimentare». Neanche lui si è accorto del disastro che aleggiava dietro al club gialloblu: «Forse quelli che erano a Parma da più tempo potevano accorgersi di qualcosa. Quando sono arrivato io, nessuno mi aveva messo in guardia, altrimenti non ci sarei mai andato». Ben diversa la situazione della sua Samp, dove sente ancora qualcuno: «Il dottor Baldari, per me come un fratello. Ajazzone, Angelino (Palombo), il fisioterapista Doimi. I dottori Mazzola e Solimei. Il nucleo storico. E poi io tifo e tiferò sempre per la Samp. In silenzio, senza proclami. Quei colori magici che resteranno nel mio cuore».

Il suo addio è stato veloce e improvviso: «Sarei rimasto fino a fine carriera, l’avevo sempre detto: a Genova ho passato gli anni più belli. Ho mantenuto un legame con le persone che ho citato. Ho sempre in testa i canti dei tifosi, la Sud, il Ferraris. Tutto il resto passa: noi giocatori, allenatori, i d.s. Non è stato facile andarmene: avevo ricevuto delle promesse, avevo dato la mia disponibilità ad abbassarmi l’ingaggio e allungare il contratto. Poi qualcuno – che ora non c’è più a Genova – ha cambiato idea di colpo, mi hanno detto che non rientravo nei piani. E a me non piace essere un peso, sopratutto per la Samp. Ho tolto il disturbo, ma non potevo esser felice».

Pozzi ha detto la sua anche sulla nuova Samp: «La prima cosa importante sono i risultati sportivi e direi che l’anno scorso sono stati centrati. Ferrero è un personaggio pittoresco, cattura molte simpatie. Speriamo che possa garantire un futuro solido. La stabilità di una società è fondamentale e lo posso dire io che vengo dal fallimento del Parma».

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