Editoriale
Possiamo ancora crederci nonostante tutto
Nuova sconfitta casalinga per la Sampdoria, nella sfida più importante per l’Europa League. Mancano 11 giornate e qualcosa può ancora succedere
I risultati della ventisettesima giornata sono riusciti a creare un piccolo solco tra le squadre che inseguono l’Europa League e quelle che difficilmente ce la potrebbero fare, a ottenere un posto in paradiso. Roma, Lazio, Atalanta e Torino sembrano essere la quattro squadre destinate a giocarsi i due posti (o eventualmente tre) fino alla fine, vista la sconfitta della Sampdoria, ma anche il ritardo della Fiorentina, fermata nello scontro diretto con i biancocelesti. Guardando in casa nostra, in ogni caso, c’è da dire che mancano undici partite: bisognerà giocarle con la stessa intensità avuta fino a oggi, mantenendo saldo l’obiettivo in testa. Vantaggi non ce ne saranno, perché l’unica delle quattro che ci precedono a essere impegnata in competizioni extra campionato è l’Atalanta, che disputerà soltanto una partita valevole per il ritorno di semifinale di Coppa Italia, ma per il resto nessuno spenderà energie in attività succursali a quelle del campionato.
Volendo guardare avanti fa indubbiamente piacere vedere che Audero, Andersen e Giampaolo, che si sono fatti portavoce della sconfitta casalinga, continuino a credere nell’Europa: l’obiettivo finalmente non viene più nascosto, ma i punti di distanza adesso sono 5 sul sesto e sul settimo posto. La corsa, a questo punto, è da fare ancora sugli orobici ma anche sul Torino, un’altra rivale non da poco per il Doria. Dopo il Sassuolo, quindi, ci toccherà affrontare un calendario davvero di ferro: Milan, Torino, nell’infrasettimanale, Roma e Genoa, con il derby che si sa essere l’appuntamento più importante della stagione, ma con la speranza che vincerlo non sarà l’unica soddisfazione di quest’anno. Per farcela significa dover rivedere i calcoli che avevamo fatto poche settimane fa: le due vittorie di fila ottenute con Spal e Cagliari dovevano essere accompagnate da almeno un pari contro la Dea, per arrivare ai dieci punti in quattro partite che avevo preventivato e nei quali confidavo. Adesso ne serviranno non dico altrettanti, ma cercare di limitare i danni. D’altronde il Milan sta continuando la propria corsa e ora punta al secondo posto, ma con Torino e Roma si tratterà di scontri diretti, in attesa di scoprire in che modo Ranieri rivoluzionerà, se lo farà, la squadra.
Per poter affrontare al meglio quest’ultima fase di campionato sarà necessario ritrovare la grinta offensiva che non può continuare ad affidarsi esclusivamente a Quagliarella: contro l’Atalanta Gabbiadini è risultato più spento del solito, anche a causa del trio di difesa dei nerazzurri, che ha praticamente annullato l’ex Napoli. Dall’altro lato c’è da dire che il nostro capitano è sceso in campo con tutti gli acciacchi del caso, stringendo i denti e sacrificandosi per esserci e per trasformare quel rigore del momentaneo 1-1 con la solita freddezza e potenza. Capocannoniere in solitaria del nostro campionato, un patrimonio del nostro calcio, ma che ha bisogno di un partner d’attacco che possa alleggerirgli il carico ma soprattutto contribuire al peso offensivo. Gabbiadini, insomma, deve mostrare le qualità che ha e per le quali è conosciuto. Allo stesso modo è stato indubbiamente un peccato perdere Saponara e Sala in corso d’opera per due problemi fisici, ma anche in questo caso ci ritroviamo a sottolineare come il trequartista ex Empoli da titolare non riesca a rendere al meglio. Solite problematiche, sulle quali Giampaolo dovrà lavorare, ripartendo però dalle sue certezze che si chiamano Colley, Andersen, Audero, Ekdal, Praet e ovviamente Fabio Quagliarella.