2013

Per sopravvivenza o per rinascita: il futuro ci dirà cosa ci aspetta

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E così è finalmente arrivata, la tanto sospirata salvezza: la Samp, nella serata di ieri, ha conquistato la matematica certezza di rimanere in Serie A anche l’anno prossimo. Purtroppo, a parte questo, non ci sono altri dati per cui essere felici: la vittoria continua a mancare, la certezza della categoria è giunta per demeriti altrui (o per meriti, ma sempre altrui) e la Samp dà l’impressione di essersi salvata più per inerzia che per voglia o capacità. A questa conclusione si può arrivare in vari modi, ma il risultato è sempre lo stesso: l’impressione è che il bicchiere sia mezzo vuoto e che ci sia bisogno di riempirlo per fare meglio l’anno prossimo.

Andando ad analizzare il suo rendimento, la Samp è stata probabilmente la squadra più schizzofrenica dell’intera Serie A: la partenza razzo sotto Ferrara, con ben 11 punti nelle prime cinque, poi sette sconfitte consecutive; sette punti in tre partite, poi altre tre sconfitte consecutive, che portarono anche al cambio di gestione tecnica. L’arrivo di Rossi ha rincuorato la squadra, tanto quel che è bastato per dare vita ad un’altra serie positiva, fatta di 18 punti in nove gare, che ci ha trascinato lontano dalla zona di pericolo. Salvo poi ripiombarci nel mese di aprile, grazie ad una striscia senza vittorie di nove match, in cui si sono fatti la miseria di quattro punti. La vittoria manca da più di due mesi e chissà se si ritroverà in questo difficile finale di campionato: giocheremo contro una Lazio ancora in cerca dell’Europa e contro una Juventus che, pur in vacanza, ha dimostrato ieri in quel di Bergamo di tenerci parecchio. E non dimentichiamoci dell’eliminazione dalla Coppa Italia nel torrido caldo agostano, con la Juve Stabia che si è presa l’ennesima soddisfazione contro i colori blucerchiati: non saremmo andati lontani, ma uscire al primo turno è francamente troppo.

La campagna acquisti, poi, è stata scriteriata: Sensibile (pace all’anima sua) ha fatto male con poco, perché i soldi veri se ne sono andati nei riscatti a titolo definitivo di Eder e Renan. Gli arrivi degli svincolati sono serviti al minimo sindacale: Maresca si è accomodato in panchina a gennaio, Poulsen ha visto il campo quanto Kalù nei giorni di gloria e Berni è servito a fare il terzo portiere. De Silvestri, Maxi Lopez ed Estigarribia sono arrivati tutti in prestito con diritto di riscatto, a cifre esorbitanti per quel che valevano all’epoca; probabilmente, a causa di questo, il terzino sarà l’unico che rimarrà, ma solo limando il costo del cartellino (la Fiorentina vuole quattro milioni di euro). Alla fine della giostra, il migliore acquisto stagionale è stato quel Sansone così osteggiato al suo arrivo, ma molto utile negli spezzoni che ha giocato con la maglia blucerchiata. Tuttavia, anche qui bisognerà vedere se resterà, visto che è in comproprietà con il Sassuolo.

La gestione tecnica, infine, non è stata in grado di dare le stesse opportunità a tutti, nonostante alcuni non meritassero, in certi momenti, di vedere il campo neanche dalla tribuna. Da Rossi a Ferrara, la media-punti è cambiata poco, a dimostrazione che la squadra mancava di qualcosa. Ma le scelte ricadono sui tecnici: l’ostracismo di Ferrara nei confronti di Icardi ci ha tenuto nascosto il suo talento, salvo farsi vedere negli spezzoni di partita di inizio campionato. Allo stesso modo, la testardaggine di Rossi sta tenendo fuori l’acquisto di gennaio, Rodriguez, nonostante De Silvestri sia in palese calo atletico. E che dire poi dell’ostracismo bi-partisan sui poveri Poulsen e Renan? Se il brasiliano ha avuto una parziale rinascita nelle ultime due partite, è solo perché il resto del casting è su livelli onestamente inaccettabili. Un po’ perché la benzina è finita, come si può vedere in Obiang e Poli; un po’ perché la cifra tecnica è quella che è, come si può notare in Munari e Soriano; infine, se l’unico con i piedi delicati e la benzina ancora in corpo te lo fanno fuori nel derby, diventa difficile tirare avanti la carretta. Sul danese, poi, c’è veramente poco da dire. L’osservazione che ti fanno è sempre la stessa: «se Rossi e Ferrara lo hanno tenuto fuori, ci sarà un motivo, no?». No. No, di fronte a questo Estigarribia nullo dal punto di vista tecnico e ficcante come un grissino nell’asfalto, nessuna ragione può giustificare un comportamento del genere. Così come nessuno che fornisca un rendimento insufficiente può essere tenuto in campo a lungo: non per nulla, Icardi ieri sedeva beatamente in panchina…

Per carità, si può sempre dire che abbiamo passato indenni i derby, che abbiamo vinto a Milano e Torino e che abbiamo tolto quattro punti alla Roma. Purtroppo, nel quadro generale, sono soddisfazioni effimere, che non danno una salvezza tranquilla: le partite che bisognava vincere (consultare voci “scontri diretti”) non si sono vinte. Se si fa un confronto con le nostre dirette concorrenti, i dati sono impietosi ed il bilancio è positivo solo con il Pescara e con il Genoa. Tre punti contro il Siena, zero contro il Palermo, uno contro l’Atalanta, due contro il Torino. Come contro-esempio, si potrebbe citare la Samp 2006/2007 dell’ultimo Novellino: quella squadra, dalla cifra tecnica bassa ed ormai scarica in alcuni dei suoi elementi, riuscì a salvarsi. E anche piuttosto bene, nonostante la caratura della squadra fosse più o meno la stessa di quest’anno, con la rivelazione Quagliarella a fare le veci dell’Icardi odierno. E lo fece sopratutto con gli scontri diretti: quattro punti contro Chievo ed Ascoli, sei contro il Messina. 14 punti collezionati contro le retrocesse di quella stagione, che furono fondamentali per comporre i 49 finali, 10 in più di quelli che portiamo a due giornate dalla fine dell’attuale campionato. L’estate successiva a quella stagione arrivò Mazzarri, insieme a Cassano, Montella, Bellucci, Campagnaro e Lucchini: non dico che mi piacerebbe vedere lo stesso esito, ma noi tutti lo speriamo. Anche perché si dice che «sbagliando s’impara»: un concetto poco chiaro, a quanto pare.

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