2015

Paolo Villaggio: «Io, innamorato della Samp. Un amore è per sempre»

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Domenica è tornato allo stadio dopo tanto tempo. L’ha fatto come inviato di “Quelli che il calcio…” per Torino-Samp, al fianco di Bruno Gambarotta. Paolo Villaggio era assente da tempo in veste da tifoso doriano. Qualcuno l’ha criticato molto per le sue uscite “poco blucerchiate”. Compierà 87 anni a dicembre, ma il comico genovese ha voluto precisare alcune sue dichiarazioni passate ai microfoni de “Il Secolo XIX”.

Ci si chiede se sia chiarito con chi l’accusa di essere poco sampdoriano: «Ma chi lo dice?! La squadra del cuore è un dolce e tenero amore da accarezzare e a cui volere sempre bene. Non significa essere un fanatico, ma l’amore è amore». Sembra un dato di fatto la sua assenza e le tante punzecchiature riservate al suo amore negli ultimi anni, quelli post-vittorie: «Beh, meno male: è la prova che del tutto rincoglionito non sono. Se fossi stato spesso presente allo stadio alla mia età – perché non scordiamoci che ho più di ottant’anni – sarebbe stata la prova che ero malato di mente. Per fortuna non è ancora così. Detto questo, la Samp è stata sempre un tenero e dolce amore che non è mai venuto meno».

Lo si accusa di un amore a ondate: «Io penso che nella vita di donne se ne amano all’incirca dodici, ho fatto uno studio. Ma la squadra del cuore resta una soltanto. Io con tutti i miei difetti umani non faccio eccezione». Villaggio dice la sua sulla squadra targata Walter Zenga: «Nessuno si offenderà se dico che non è più la squadra di Mantovani, Vialli, Mancini e altri eroi. Oggi per esempio (domenica, ndr) io l’avevo già detto prima della partita che sarebbe finita male per noi. Non faccio il gufo: vedo le cose, come questo sulla fascia che è incontenibile: chi è? (Bruno Peres, ndr). Comunque la stagione è buona lo stesso: sento energia positiva e sono contento».

Un pensiero Villaggio lo spende anche sul presidente Massimo Ferrero: «Un uomo che mi diverte. Quando si è presentato quel giorno che aveva comprato la Samp, l’ho subito riconosciuto e dei sampdoriani penso di essere uno dei pochi che già lo conosceva. Non so se lui si ricorda di me, saranno passati vent’anni…». I due si sono conosciuti a Cinecittà: «Ricordo quando sul set era il ragazzo dei caffè: girava con un vassoio e non passava inosservato. Devo dire che non era ben visto dalla troupe, perché già allora era un piccolo sergente. E poi c’è una cosa che ricordo bene, ma non ve lo posso dire. Non insistete, non posso, né voglio dirlo: era già allora uno che si faceva notare. Stop».

Non si sono mai sentiti da quando Ferrero è presidente: «Ma io sono un tifoso vecchietto, cerco di non farmi notare, di non disturbare. Lui è preso da tante cose. Ci tengo solo a ribadire una cosa: l’amore per la propria squadra non passa mai. Vive di alti e bassi, ma non passa mai. Avevo un caro amico genoano, che quando il Genoa è andato in Serie C si è fatto tutte le trasferte e oggi non c’è più. Poteva sembrare matto, ma era solo innamorato. Per me questo è il calcio. Non ci sono spiegazioni razionali su perché si ama una squadra piuttosto che un’altra. Ci siamo capiti?».

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