2014

Palombo: «Questo gruppo è il migliore di sempre. L’Inter? Sempre pericolosa»

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Inter-Samp, ancora una volta. Per Angelo Palombo da qualche tempo non è solo una sfida contro una grande del calcio italiano, ma anche contro una delle poche ex squadre che ha avuto in carriera. Sfida numero 24, la compagine contro cui ha giocato più volte: «Avrei detto la Juventus…», risponde Palombo ai microfoni de “Il Secolo XIX”. Tanti i ricordi contro l’Inter: «Le vittorie me le ricordo. Uno a zero a Marassi con gol di Pazzini sotto Delneri. E il 3-0 di andata di Coppa Italia sempre a Marassi, con Mazzarri. E Mourinho da loro. Ricordo ancora la partita delle manette a San Siro. Milito mi aveva fatto un’entrata dura su una gamba, avevo i segni… ricordo Mourinho che mi fa l’occhiolino, come per dire “non hai fatto scena”. Cerchiamo di migliorare il bilancio contro l’Inter».

INTER E MAZZARRI – L’Inter di oggi sembra in crisi: «Una squadra con qualche difficoltà, ma anche con grandi individualità. Ora le mancano anche diversi gioatori, è una valida attenuante». L’ambiente di domani a San Siro si preannuncia infuocato: «Però può trasformarsi anche in uno stimolo positivo. La cosa veramente importante in questi casi è che ci sia chiarezza dentro lo spogliatoio. E io di questo non ne so niente». Si ritrova Mazzarri, due anni allenatore della Samp: «Dopo Novellino, il tecnico che ho avuto di più: è stato Mazzarri a trasformarmi in un play. Mi ha cambiato le prospettive della carriera. Tatticamente è stato fondamentale per la mia crescita. In realtà quel ruolo l’avevo già fatto nella Primavera della Fiorentina e in D con l’Urbania. Devo ringraziare gli altri che correvano per me e mi permettevano di esser lucido».

SAN SIRO – Ci si chiede se ogni tanto si sentano Mazzarri e Palombo: «No. Quando ci vediamo ci salutiamo, anche abbracci. Lo ricordo con affetto: ricordo i suoi allenamenti, qualche soprannome che dava. Campagnaro era il “toro del Bronx”. Ma per il resto penso che un giocatore non debba avere contatti con i suoi ex allenatori. Vedendolo in tv, direi che è sempre lo stesso. Milano non è una piazza facile e all’Inter c’è un prima e un dopo-Mourinho, un’eredità difficile per tutti». Domani a San Siro la Samp arriverà da grande del campionato: «Spesso siamo stati la piccola in casa della grande. E se portavi a casa un pareggio, facevi festa tre giorni. Adesso sulla carta abbiamo qualcosa in meno dell’Inter, ma nella testa sentiamo di potercela giocare con tutti».

MIGLOR SAMP DI SEMPRE? – Ci si chiede se questa la miglior Samp di sempre vissuta da Palombo, forse anche migliore di quella del quarto posto del 2009-10: «A livello di gruppo, sì. Per ambiente, di staff tecnico, di dirigenza… non so dire se Garrone sia meglio di Ferrero o viceversa, certo che in questo momento si è creata una grande empatia. Uno dei segnali è che riusciamo a divertirci anche nel sacrificio. Contro la Roma è stata dura, ci siamo fatti tutti il mazzo, ma divertendoci. In quella di Delneri c’erano Cassano e Pazzini, ma come gruppo, ripeto, questa è migliore».

PRESENTE E PASSATO – Come rendimento personale, la stagione di Palombo è stata finora ottima: «Posso fare di meglio… però sì, sto bene. Questo ruolo è il migliore per me, non ho e non ho mai avuto le caratteristiche della mezzala. Ognuno deve fare il suo. Cerco di farmi trovare sempre pronto, anche fisicamente, attraverso lavori supplementari. Penso che nel calcio il fisico sia quasi tutto. Nemmeno Messi, se non è in condizione, riesce a fare la differenza… ecco, magari sentire che sto bene mi dà grande soddisfazione pensando a quel periodo in cui mi allenavo da solo». Poi arrivò il prestito all’Inter per sei mesi nel 2012: «Già. Tre presenze. Non mi sento nemmeno un ex. Ma là ero stato trattato benissimo da tutti. Come fossi Zanetti».

PARALLELISMI – La Samp che ha strappato un punto alla Roma non era nemmeno troppo diversa da quella dell’anno scorso. Nella sconfitta per 3-0 del 2013-14 all’Olimpico, c’erano gli stessi giocatori con Obiang senza pubalgia, più Romero e Romagnoli: «I giovani hanno un anno in più e i vecchi pure. Siamo più maturi. Più compatti. Più solidi. Dobbiamo restare concentrati e umili, piedi per terra. Anche a San Siro. Poi al novantesimo vedremo».

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