2013
Palombo ed il derby: «Nel primo ero un ragazzino, ora li sento di più»
Il derby si avvicina e c’è un uomo, più di altri nella compagine blucerchiata, che ne può capire il significato: è quell’Angelo Palombo che già nel suo primo alla Samp ne giocò addirittura tre, uscendosi da tutti come vincitore. Era l’anno della promozione dalla B e ne è passata di acqua sotto i ponti da quei tempi: non per nulla, il difensore è pronto a giocarsi il suo 13° derby in carriera, dopo aver ottenuto cinque successi, due pareggi e cinque sconfitte. Un Palombo che ha vinto tanti derby quanti Mancini: «Un onore essere accostato ad uno come lui, oltre che un impegno provare a superarlo, almeno in questo record – esordisce ai microfoni del “Corriere Mercantile” – Come presenze sono ancora lontano, non parliamo poi come gol perché in campo ho sempre fatto altri mestieri!». I ricordi più belli sono sorprendenti: «Prima di tutto, ricordo anche i derby che sono andati male – spiega Palombo – perché fanno comunque parte della mia esperienza alla Samp. Certo, le vittorie ti lasciano un’emozione straordinaria, specie in questa città, dove la sfida di campanile dura tutto l’anno».
Un approccio al derby che fu straordinario nel lontano 2002/2003: «Al mio primo anno alla Sampdoria, giocammo tre derby, perché cominciammo con quello di Coppa Italia. Li vincemmo tutti e tre, cosa mai successa nella storia della società – racconta il vice-capitano della Samp – Fu una bella soddisfazione, sulla strada della promozione. Ero appena arrivato e vissi quell’esperienza con uan certa incoscienza. Solo col tempo mi sono immedesimato al massimo e quindi posso dire che mi emoziono di più adesso di quanto non sia accaduto allora». Un altro che ha giocato sull’onda dell’incoscienza è stato Icardi nel derby d’andata dell’anno scorso: «Gli è accaduto qualcosa di simile, ma aveva già giocato più di una partita di campionato, era novembre – racconta Palombo – certo, non poteva vivere il derby come lo vivo io adesso». Intanto, sarà il secondo derby senza Riccardo Garrone, di cui il difensore traccia un profilo positivo: «Se porto con me un ricordo dei derby vinti, è quello del presidente – confessa Palombo, 32 anni quasi compiuti – l’espressione del suo volto era quella di una persona felice come un bimbo. Era una persona pacata e riflessiva, un vero signore, ma quando ottenevamo un grande successo nel derby, veniva a salutarci negli spogliatoi con una felicità sul volto che è impossibile dimenticare».
Il penultimo successo di Palombo era del febbraio 2008, quando Maggio segnò sotto la Gradinata Sud: «Partita a senso unico, con tantissime azioni da gol non sfruttate. Passavano i minuti e ci prendeva un po’ d’inquietudine – confessa il blucerchiato, dal 2002 a Genova – perché di solito quando sbagli e risbagli poi finisci che prendi gol nell’unica azione degli avversari e perdi la partita. Ma quel giorno Cassano non lo avrebbe fermato nessuno». L’ultimo successo stracittadino con Palombo in campo è stato il derby dell’aprile 2010, deciso da un colpo di testa di “Fantantonio”, con zampino dell’allora capitano: «Era uno schema provato in allenamento. Io calciai la punizione in area, Lucchini fece la torre e dalla parte opposta Cassano mise di testa in porta – confessa il numero 17 sampdoriano – Antonio è bravo in elevazione, perché ha senso della posizione e dei tempi. Fu una vittoria sofferta, ma comunque meritata, decisiva per la rincorsa in Champions».
Chiusura sul derby che sta arrivando, con una vigilia infinita di due settimane: «Abbiamo 15 giorni a disposizione e dobbiamo prendere questa circostanza come un’opportunità – chiude Palombo – per prepararci al meglio e presentarci a questa partita con l’atteggiamento giusto per raggiungere il risultato che vogliamo e che speriamo di poter regalare a noi stessi ed ai nostri tifosi».