2013

Obiang si racconta: «Il mio idolo è Zidane, ma ora punto Xabi Alonso. Le mie qualità…»

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Si racconta a La Gazzetta dello Sport Pedro Obiang, in una video intervista nel post allenamento di Bogliasco, in vista della sfida con l’Hellas Verona. Qualche segreto svelato e qualche sogno nel cassetto subito estratto. 

«Sinceramente passare dalla Spagna all’Italia è stato difficile: era la prima volta che uscivo dal mio Paese, poi ero molto giovane. Sì che lasciavo la Spagna per il calcio, ma all’inizio è stato difficile anche per la lingua: tanti pianti quando lasciai. La prima volta, però, arrivai con il mio procuratore e con mio padre in Italia: ero già stato qui per vedere la struttura e per rendermi conto di come lavorasse la società. Poi ovviamente sono venuto da solo perché ho preferito crescere da me e con gli altri: in caso in cui avessi portato la famiglia con me non sarei cresciuto insieme agli altri. Grande maturità, però li chiamavo spesso (ride, ndr)».

«A Madrid ho passato anni discreti: ero tra la partenza di Torres e l’arrivo di Aguero. Era un anno molto bello perché nel settore giovanile vincemmo tutto ed eravamo una grande squadra. I compagni importanti? Ruben Perez, che ora gioca al Betis e ha fatto le Nazionali: con lui all’inizio avevo qualche battibecco per colpa di internet, perché non sapevo come funzionasse la linea e feci saltare la connessione a tutti un giorno. Poi ero lì con Koke: compagno di scuola perché eravamo stati bocciati entrambi, ma anche compagno di squadra. Lui adesso gioca titolare nell’Atletico: ci siamo trascinati a vicenda e ci siamo divertiti molti».

Poi arriva il momento di parlare delle sue qualità in campo: «Sono un giocatore particolare, comunque: mi sto adattando via via sia perché capisco meglio il calcio italiano sia perché sto crescendo. Rischio meno rispetto a un tempo, ma ho anche una buona visione di gioco. Il soprannome Perico? Lunga storia: mi chiamavo così perché mio nonno era Pedro, come me, però era troppo serio come nome. A scuola la mia professoressa e i miei compagni decisero che, siccome parlavo troppo, dovevo prendere il nome di un uccellino che vedevo spesso e che chiamavo Perico. Mi è piaciuto e l’abbiamo portato avanti».

Infine, un sogno e un idolo: «Il mio giocatore preferito è sempre stato Zinedine Zidane: è sempre stato il mio modello, ma quel ruolo oggi non esiste più quindi mi sono adattato. Ho guardato con attenzione giocatori molto simili alla mia posizione, come Busquets, Yaya Touré, Xabi Alonso e così via. Il mio sogno è diventare, ovviamente, il centrocampista più forte in circolazione: qualcuno ha paura di dirlo, ma è quello che vogliamo tutti, sempre».

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