2014
Obiang, il giovane “vecchio”: «Combatterò per riprendermi il posto»
Partito titolare, la stagione di Pedro Obiang sta virando verso altre direzioni: nelle ultime gare, Mihajlovic lo sta impiegando da subentrante, lasciando le chiavi del centrocampo a Palombo e Krsticic. Lo spagnolo, però, non ne fa un problema. Qualche tempo fa si sarebbe parlato della differenza del suo rendimento tra primo e secondo tempo: «E invece adesso è più facile, possiamo parlare solo dei secondi tempi…», sorride il centrocampista. Che comunque sa quali sono i suoi limiti: «Lo so anch’io che nel primo tempo tendo ad andare in difficioltà: potrebbe dipendere dalle mie caratteristiche fisiche, avendo una buona resistenza tendo a emergere quando gli altri accusano la stanchezza. Poi dipende anche da altri fattori – commenta Obiang – come la disposizione tattica dell’avversario. Il mio ruolo non mi consente iniziative spensierate. In ogni caso, ci sto lavorando».
MOTIVAZIONI – Ci si chiede come: «Cerco di mentalizzarmi sulle partite. Cioè prepararle bene nella mia testa prima di giocarle». La musica può essere una soluzione: «No, la musica serve per allentare la tensione. Attraverso un percorso che comprende anche la presenza di un allenatore della mente. Una figura diventata ormai molto frequente nello sport professionistico, non solo nel calcio». Tornando a oggi, Mihajlovic lo ha spostato in panchina: «Due partite consecutive in panchina non mi toccavano dall’anno della B… e a livello collettivo, secondo me, vanno interpretate positivamente. La squadra sta facendo bene, l’allenatore può scegliere tra molti giocatori».
PANCHINA – Inoltre, il tecnico della Samp aveva già citato Obiang per la partita contro il Chievo, quando commentò negativamente la sua esclusione: «E come no. Mi aveva bastonato. Ma non c’entra niente con adesso. Sono due cose diverse, tanto è vero che dopo quell’esclusione sono stato nuovamente impiegato con continuità». La panchina fa comunque un effetto strano: «Nessuno che gioca con continuità si aspetta di non farlo più così di colpo. Però conoscendo le qualità dei miei compagni di squadra e le idee dell’allenatore, penso di aver capito e sto cambiando l’approccio – afferma lo spagnolo a “Il Secolo XIX” – Chi è titolare adesso, evidentemente, sta dando qualcosa più di me e io devo colmare quel gap».
MIHAJLOVIC E ASPETTATIVE – Può essere questione di tattica o di caratteristiche tecniche: «Può essere l’una o l’altra… dipende dalla visione che uno ha della propria squadra». Ci si chiede cosa gli abbia detto Mihajlovic: «Niente e non ne vedo il bisogno. Quello che sta succedendo fa parte del nostro lavoro: a volte giochi di più, altre di meno, a volte giochi male ma giochi lo stesso, a volte giochi bene e non vedi il campo… è il calcio». Le aspettative dei tifosi sono sempre alte su di lui: «Perché qui sono un giovane “vecchio”, non diciamoci bugie. Si vedeva da lontano che questo sarebbe successo…». Intanto, continuano le critiche sul suo tiro e sulla sua andatura lenta: «Se c’è da tirare, tiro. Sicuro – risponde il numero 14 della Samp – Ho sempre corso così. Lo dicono i test. I risultati fanno tanto, influenzano i giudizi di giornalisti e tifosi».
ETICHETTE E PROPOSITI – L’etichetta è dura da togliere e gli applausi sono di meno: «Forse bisogna chiedersi fino a che punto la gente era innamorata di te, forse era più innamorata di qualcun altro che non sei tu – risponde enigmaticamente Obiang – Forse bisogna riflettere sulla natura e le fondamenta delle aspettative». E’ un momento importante della sua esperienza alla Samp: «Sì, perché sono diventato un giocatore più importante, dal quale ci si aspetta sempre di più. Poi recentemente ho allungato il contratto». L’obiettivo è dichiarato: «Cerco di riprendermi il posto. Dipende tantissimo da me, visto che devo mettere in difficoltà l’allenatore. In momenti come questi c’è chi si adagia e chi spinge sull’acceleratore – chiude lo spagnolo – Io spingo, perché sono alla Samp da tanto tempo e non cedo, non mi arrendo».