2013

Obiang: «Aspettative alte su di me e sulla squadra. Il mister…»

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Il suo inizio di stagione non è stato certo brillante, ma Pedro Obiang spera di fare di meglio nel proseguio del campionato. Anche perché il nuovo tecnico sembra ancora puntare su di lui, visto che lo ha schierato nella gara contro la Lazio. Gli ultimi tre mesi, in ogni caso, non sono stati dei più facili: «Ci sono state anche cose positive, a prescindere dai risultati. Il gruppo, comunque, c’è. E tra l’altro lo ha dimostrato contro la Lazio – afferma il giovane centrocampista – Siamo tanti, 31, ed abbiamo voglia di lavorare e di dimostrare qualcosa. Il resto è stato un po’ altalenante. Quando i risultati non vengono, si vede tutto negativo. A ragione o magari anche no, più negativo di quello che è. Ma capisco che è difficile restare obiettivi». Ci si chiede allora se, secondo lui, questo clima di sfiducia attorno alla squadra sia giustificato o meno: «Diciamo che il nostro avvio di stagione non è stato corrispondente alle aspettative, che erano alte – spiega lo spagnolo, quarto anno in prima squadra con la Samp – Credo che tanta gente abbia pensato che noi, pur avendo cambiato alcuni giocatori, avremmo dovuto e potuto ripetere l’inizio di campionato con Ferrara oppure l’inizio della gestione Rossi. E chi dice di no è un bugiardo».

L’avvio di stagione di Obiang non si discosta poi molto da quello della squadra: «C’è stato un inizio, nel quale ho provato a fare tante cose, poi è seguito un periodo di piccole perdite: adesso cerchiamo di recuperare e di risalire». Anche le aspettative su Obiang, forse, erano molto alte: «Sì, anche quelle. Lo sono anche le mie su me stesso, pretendo molto da me. Lo sono quelle degli altri: penso di essere uno dei giocatori più comprati in Italia nel Fantacalcio…». Una battuta su questo: diciamo che è un po’ inspiegabile. Visto che si fa ammonire al primo fallo, non segna, non fa assist: «Ahahah… è vero. Ringrazio tutti per la fiducia – scherza Obiang, 21 anni – E mi dico, e gli dico, che la stagione è ancora lunga. E sul tiro sto lavorando molto in allenamento, anche da solo». Quest’ultimo periodo forse ha insegnato qualcosa ad Obiang: «Mi aiuterà sicuramente tanto nel futuro. Sono stato sotto pressione, è stato pesante. Adesso penso di essere un po’ più pronto ad una situazione simile». Obiang spesso, nel periodo più duro, è stato uno dei più solari: «Però spesso chi ride fuori, non ride dentro. Lo scherzo, la battuta, magari sono per gli altri, non per se stessi».

Il secondo tempo contro la Lazio, forse, è stata la sua migliore prestazione stagionale: «Può essere. Dipende di cosa vogliamo parlare, sotto quale punto di vista – risponde il centrocampista blucerchiato – Domenica eravamo tutti molto sul pezzo. Ma ci sono stati anche altri secondi tempi dove ho reso meglio dei primi». Alla domanda su quale sia la causa, Obiang si spiega meglio: «E chi lo sa. Se fosse per me, segnerei tre gol in ogni primo tempo. Ci sto lavorando, fa parte della mia crescita professionale da giocatore – dice lo spagnolo a “Il Secolo XIX” – Perché in molti pensano che io sia in fase crescente o un top-player. Invece sono giovane, sto migliorando e migliorerò ancora parecchio». Nelle ultime tre stagioni, ci sono stati molti avvicendamenti tecnici in panchina: «Mi hanno fatto conoscere personaggi diversi, ognuno dei quali mi ha dato qualcosa. Anche chi magari aveva maggiori difficoltà ad interagire, era più distaccato. Chi? Non è difficile capirlo per chi sa fare due più due – punge Obiang, un gol con la maglia della Samp – Da un cambio, mi aspetto un cambiamento. Mihajlovic è un tecnico che sa quello che vuole, molto deciso. E con la sua decisione trascina anche te. Mi ricorda il tecnico della mia nazionale Under 21, Julen Lopeteguei».

Al momento, la Samp stazione al terzultimo posto: «Sono convinto che la mia Sampdoria non sia da retrocessione. Poi c’è la paura, che è quella che fa pensare al male». Ora, spazio ad un nuovo modulo: «Nuovo mister, nuove idee e nuove aspettative. La mia è di raggiungere quota 35-40 punti il prima possibile, per poi vedere se si potrà fare qualcosa in più – confessa Obiang al quotidiano genovese – I moduli poi non sono importanti: ciò che è importante è la cattiveria. In questi mesi, ne abbiamo cambiati diversi, tutti i giocatori si sono adattati a tutto. Non c’è mai stato questo grande probema del modulo, secondo me». In conclusione, sembra che Obiang soffra un po’ la pressione che il calcio italiano porta dietro con sé: «Più fuori che dentro il campo. In Italia, un calciatore si muove e viene giudicato per la professione ed in base ai risultati, non nel contesto della sua personalità. E questo lo soffro, mi pesa. Un calciatore, nell’opinione comune, non può fare una vita normale. Eppure io sono un ragazzo normale che fa e ama una vita normale – spiega Obiang, addolorato per la situazione – E’ più facile incontrare me che tanti miei compagni, che magari escono perché fidanzati o con famiglia a carico. Eppure, ultimamente, non esco più. Poi ci sarà anche chi sa gestire meglio certe situazioni, però… però io sono alla Samp ormai da tempo. Ho annusato la Champions, ho vissuto la retrocessione, l’anno della B, quello scorso, questo. Che ne dite? A 21 ne ho già viste oppure no?».

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