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Nonna Strinic segue la Samp: «Prego sempre che non si infortuni»

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Nonna Zlata segue Strinic dalla Croazia insieme alla famiglia: «Prego sempre Dio che Ivan non si infortuni»

La vita da calciatore dà tanto, ma leva anche qualcosa. Ore e ore di allenamento, fatica, impegno, costanza, e il concetto di dimora fissa che, specialmente nei primi anni di carriera, tende a scemare: sono poche le possibilità di rivedere la propria famiglia, tanto più se quest’ultima risiede in un altro Paese. E’ il caso, fra i tanti, di Ivan Strinic, terzino croato trasferitosi alla Sampdoria a fine estate. La maglia blucerchiata gli sta regalando tante soddisfazioni, su tutte la continuità ritrovata e la riconquista della sua Nazionale, con cui si è recentemente qualificato a Russia 2018. Proprio gli impegni con la Croazia gli hanno permesso di fare ritorno a casa e trascorrere qualche ora insieme ai parenti, in particolare nonna Zlata, che stravede per il nipote: «Lo seguo sempre, ho visto la recente partita Grecia. Lo seguivo quando era all’Hajduk o in Nazionale e non giocava, figuriamoci se non lo guardo adesso che gioca. Ma prego sempre Dio che non si infortuni, che non gli facciano male». L’appassionata signora di 86 anni si è recentemente trasferita vicino a Spalato, dove adesso vive insieme al figlio Petar, padre di Ivan, e alla nuora. Recentemente – rivela 24sata.hr – la nuova casa ha rischiato di andare a fuoco per un incendio sviluppatosi nei dintorni, ma fortunatamente le fiamme non sono arrivate alle abitazioni, fermandosi agli ulivi e all’orto appena fuori. Nonna Zlata, tuttavia, non si è spaventata e pare piena di energie: «La mia età è la mia ricchezza, così come i miei nipoti e pronipoti». Tanti, più di 30, ma Ivan ha un posto speciale nel suo cuore: «Non perde occasione di chiamarmi, anche solo per sapere come sto, se va tutto bene».

Tomislav Gabelic / 24sata.hr

Anche papà Strinic è contento di rivedere dopo tempo suo figlio e i suoi nipoti Martha e Petr, rispettivamente di 4 e 3 anni: «Pensiamo sempre a loro. Vivono in Italia, quindi è difficile vederli. Ogni momento è prezioso e cerchiamo di trascorrerne assieme il più possibile». La casa è tappezzata di quadri, per la maggior parte realizzati dalle mani dello stesso Petr, che ha più volte scelto il figlio come soggetto delle sue opere: «Ho lavorato a lungo in Dalmazia come commerciante, ma la pittura è stata sempre la mia passione da quando ero piccolo. Ora che sono in pensione ho molto più tempo, ma lo occupo sempre dipingendo». La famiglia Strinic ha il gene del calcio nel DNA. Anche lui, come il figlio, è stato un giocatore professionista: «Ma non ero bravo come Ivan (ride, ndr). E pensare che molti erano scettici nei suoi riguardi, l’Hajduk non aveva saputo comprendere le sue qualità e così ha dovuto lasciare tutto e andare all’estero». Infine, anche lo stesso difensore della Sampdoria spende una battuta sugli affetti familiari. Il primo pensiero dopo ogni partita va ovviamente ai due figli: «Non è facile, specialmente dopo un risultato negativo, ma quando sento le loro voci tutto si aggiusta. Quando mi dicono “Papà, ti abbiamo visto in televisione” è qualcosa di speciale, mi fa sempre piacere», ha concluso Strinic.

Tomislav Gabelic / 24sata.hr

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