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2014

Non solo Viviano: quando non importa avere il numero 1

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Per i duri e puri del calcio, vedere un portiere con indosso il numero 2 sa tanto di smacco, eppure Emiliano Viviano non è né il primo e nemmeno sarà l’ultimo portiere a violare questa norma non scritta. Prima del 1995-96, anno in cui in Italia comparvero per la prima volta nomi sulle magliette e numeri personalizzati, il portiere era sacro: maglia nera o grigia d’ordinanza e numero uno cucito sulla schiena, al massimo il dodici quando si trattava di subentrare. Poi arrivò la stagione 2001-2002, e in Italia sotto questo punto di vista fu quella della svolta grazie a Cristiano Lupatelli.

Lupatelli passò dalla Roma al Chievo Verona e stupì tutta Italia quando si presentò in campo con la maglia numero dieci. Sì, proprio la dieci, quella del trequartista o comunque del giocatore più di talento. Certo, l’avesse indossata Chilavert o Rogerio Ceni avremmo anche chiuso un occhio, ma Lupatelli col numero di Platini o Baggio ha fatto accapponare la pelle a molti hipster calciofili, che all’epoca non erano ancora hipster ma va bene lo stesso. Dopo Lupatelli toccò a Tardioli nella stagione 2003-04, il secondo portiere del Perugia indossava allora la casacca numero 8, quella del centrocampista di quantità che corre dietro a tutti i palloni, caratteristica abbastanza inusuale per un portiere.

Infine, prima di quest’ultima scelta di Lupatelli troviamo tra i nomi più eclatanti anche quello di Luca Bucci, il quale durante la sua ultima esperienza al Parma ha avuto sulla schiena il cinque, e anche in questo caso siamo tutti d’accordo che un portiere col cinque è abbastanza strano. Viviano quindi è in buona compagnia se si parla di numeri da giocatori di movimento, anche se negli ultimi tempi sono molti i portieri che indossano numeri diversi dall’1, basti pensare che al momento su 20 squadre di Serie A ben 8 hanno il portiere titolare che non veste la uno. Molti hanno numeri al di sopra del dodici (un caso nel passato molto simpatico era Fortin, che scelse il 14 per l’assonanza inglese del suo cognome col numero), gran parte di questi ha scelto l’anno di nascita come numero di maglia.

Nel passato comunque gli esempi di numeri bizzarri sono tantissimi, il principale esponente dei portieri senza l’1 era senza dubbio Jongbloed, portiere atipico co dell’Olanda del calcio totale di Rinus Michels che indossava l’8. Seguì le orme dell’olandese anche Fillol dell’Argentina, il cui numero di maglia era il 5 ma solo per una scelta di ordine alfabetico che fece capitare il numero uno sulle spalle di Ardiles, uno che le mani le utilizzava per fermare gli avversari in mezzo al campo. Meno conosciuto ma comunque ottimo esempio è Pantelis Kafes, centrocampista greco di lungo corso che all‘Aek e all’Olympiakos ha sempre vestito la maglia numero uno. Quindi non stupitevi quando vedrete Viviano con una maglia da terzino…

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