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Mustafi non ha segreti: «Vi racconto la mia vita alla Samp»

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Mustafi si racconta: la Serie B, la crescita con Mihajlovic fino alla maglia della nazionale e la vittoria della Coppa del Mondo

Shkodran Mustafi nutre riconoscenza nei confronti della Sampdoria. Il difensore tedesco, ai microfoni di Samp TV, rivela di essere cresciuto e maturato molto sotto la guida di tecnici come Delio Rossi e Sinisa Mihajlovic. All’epoca del suo trasferimento la Sampdoria giocava in Serie B, ecco il ricordo di Mustafi: «All’Everton non ero tanto contento perché non giocavo per la prima squadra, un giorno mi chiamò mio padre per dirmi che c’era una possibilità in una squadra italiana, la Sampdoria. Mi informai e scoprii che disputava il campionato di Serie B. Pensai che passare dalla Premier League alla Serie B poteva essere non un passo in avanti, ma uno indietro. Quello che mi convinse però fu la sensazione che mi volessero veramente. Decisi che fare un passo indietro poteva significare farne dopo due avanti. Era il gennaio del 2012, la prima volta che andavo in un paese dove non conoscevo la lingua, mi trovavo in difficoltà, non capivo nulla. Mi aiutarono i miei compagni di squadra, soprattutto Soriano che parlava tedesco. Era il mio traduttore, mi spiegava le cose. Dal mio arrivo alla Sampdoria abbiamo fatto belle partite, abbiamo raggiunto playoff e Serie A. Il resto è storia».

Dalla Serie A fino alla maglia della nazionale tedesca e alla Coppa del Mondo: «Quando siamo tornati in Serie A, mi ricordo, le prime partite le abbiamo vinte. Poi è arrivato un momento un po’ difficile, abbiamo perso sette partite di fila. Ho esordito contro il Palermo in trasferta. Anche lì abbiamo perso 2-0. La seconda partita che ho giocato fu il derby, vinto per 3-1. È stata una partita pesante in campo, la vedi in tv ma non ti rendi conto. Con l’arrivo di Delio Rossi mi sono trovato bene, si giocava a tre dietro e fu la prima volta per me. È stato un momento in cui ho imparato tanto, sono diventato un difensore duttile. Poi è arrivato Mihajlovic e ho avuto paura: sono albanese, lui è serbo. Mi ha fatto sentire la fiducia, mi ha fatto crescere tantissimo: tra tutti gli allenatori che ho avuto penso che sia quello che è arrivato nel momento migliore per me. Era uno che le cose te le diceva, soprattutto quando non gli piacevano. Con lui è arrivata anche la chiamata con la nazionale. Sono l’unico che ha alzato la coppa del mondo da giocatore della Sampdoria, per me è veramente bello. È per questo che tifo ancora la Sampdoria, seguo le partite e il campionato».

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