2014

Mustafi e quel sogno Mondiale: «Non ci penso, però…»

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Gioca così bene che sta pensando di posticipare le vacanze: il sogno di Shkodran Mustafi è partire più tardi per un meritato riposo. Magari raggiungere il Brasile, ma non per le spiagge, bensì per il Mondiale con la sua Germania. Su transfermarkt.com, danno il suo valore in salita a due milioni negli ultimi mesi: «Conosco il sito, ma non vado a leggere la quotazione...». La verità è che la Samp non vuole rinunciare a lui e la sua clausola d’uscita è ben più alta: «Caspita, ma a me non dice niente nessuno di queste cose».

PALLA A TERRA E TITOLARITA‘ – Almeno si sarà accorto che sta giocando benissimo: «Da quando c’è Mihajlovic, noi difensori stiamo giocando di più la palla. E sono contento, perché è quello che mi chiedono anche in Under 21. In realtà, quando ero nelle giovanili dell’Amburgo già lo facevo, perché fa parte della scuola tedesca – ricorda il 21enne centrale – Poi quando sono andato in Inghilterra è cambiato tutto, là molte squadre praticano il “kick and run”. Come l’Everton, dove mi ero trasferito. Adesso ho ripreso a farlo». A 21 anni, la prima stagione da titolare in un campionato professionistico: «Sono felice. E’ stata una stagione complicata, abbiamo avuto un po’ di tutto: alti, medi e bassi. Saper gestire i diversi momenti fa parte del bagaglio di un calciatore».

ESPULSIONI E LEADERSHIP – Tra l’altro, domenica ha guidato la difesa in assenza di capitan Gastaldello: «Da dietro si vede meglio. E penso che sia fondamentale, in una partita, parlarsi tra compagni. Poi io devo dire che sono stato per tanti capitano di varie rappresentative nazionali e questo mi ha aiutato – confessa a “Il Secolo XIX” – Non posso definirmi un timido sotto questo punto di vista. Se c’è da dire qualcosa, la dico. A un giovane come a uno esperto più di me. Poi se mi stanno a sentire bene, altrimenti pace». Poche espulsioni per lui in carriera: «Due. Una contro la Fiorentina l’anno scorso e l’altra in una sfida contro la Svizzera Under 17».

ESPERIENZA E RICORDI – Non male come dato per un centrale: «Cerco di stare sempre molto attento negli interventi, anche perché essendo appunto un difensore, so che se faccio fallo è molto vicino alla nostra porta. Di base preferisco giocare d’anticipo che buttarla sul fisico, poi se c’è da fare un fallo, lo faccio. Questa cosa delle espulsioni ce l’ho in testa per un episodio accaduto con l’Under 16 – racconta Mustafi, ex Everton – C’era un mio compagno che veniva spesso espulso e quando siamo saliti nell’Under 17 l’allenatore Marco Pezzaiuoli a un certo punto non l’ha più chiamato, proprio per questo motivo. E lui non c’era quando abbiamo vinto l’Europeo. Mi ero detto che dovevo ricordarmi questo fatto».

LOEW E IL BRASILE – Chissà se Mustafi pensa alla nazionale maggiore. Oggi ci sono le convocazioni per l’amichevole contro il Cile, il C.T. Loew lo segue: «Sarebbe un sogno, ma non ci voglio pensare. So solo che ho ricevuto una convocazione dall’Under 21 per un’amichevole. E poi forse è meglio che io stia qui, perché è la settimana che porta al Livorno». La nazionale maggiore, però, sarebbe un colpaccio: «Beh sì. Però non ci penso. Mi concentro sulla Samp anche perché nel mio status di giovane sono costretto a confermarmi ogni partita».

BVB E KLOPP – La “Nationalmannschaft” sarebbe il completamento di un percorso. Solo altri tre compagni di quell’Under 17 campione d’Europa giocano titolari in campionati professionistici (Ter Stegen, Gotze e Plattenhardt): «Ogni volta che vado in nazionale ci penso. Mi chiedo dove siano finiti gli altri. Ma non mi sorprendo, perché a noi in Germania ci abituano e ce lo dicono prima: «Guardate che del vostro gruppo solo in pochissimi andranno avanti». E’ una frase che mi torna spesso in mente». Intanto, anche la Bundesliga lo segue. Pare che ci fosse un osservatore del Borussia Dortmund a Samp-Milan e Klopp l’avrebbe chiamato una volta: «Non so niente dell’osservatore. Se fosse vero, sarei orgoglioso. La telefonata è vera. Ma all’epoca preferì andare all’Everton, mi attirava di più il calcio inglese».

DAL BRASILE A TORINO – Tornando alla realtà, Cerci è il prossimo pericolo: «Italianissimo e fortissimo. Come Immobile. Uno è più esperto, l’altro più giovane: tutti e due pericolosi anche se in Serie A non esiste una squadra senza attaccanti bravi – commenta il centrale blucerchiato – Ci aspetta una partita dura. Veniamo da due sconfitte di fila e a perdere la terza volta proprio non ci sto. Il Toro è forte, ma noi anche lo siamo e andiamo lì per vincere». A luglio, “Kicker” si era scordato di citarlo tra i giovani tedeschi che giocano fuori dai confini nazionali: «Forse perché non ero un titolare… però la scorsa settimana mi hanno fatto un’intervista».

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