Muriel: trionfo di Giampaolo o fallimento dei suoi predecessori?
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Muriel: trionfo di Giampaolo o fallimento dei suoi predecessori?

Avatar di Emanuele Pagliano Migliardi

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Luis Muriel in una sola stagione ha fatto meglio con Giampaolo che con tutti i suoi predecessori: crescita personale, merito dell’allenatore blucerchiato o fallimento dei suoi predecessori. Parlano i numeri

Giampaolo è riuscito dove Zenga, Montella, Mihajlovic, Stramaccioni, Guidolin, Cosmi e altri hanno fallito? Questa è la domanda che ci poniamo guardando ai numeri di Luis Muriel per il campionato 2016/2017. Un attaccante così talentuoso che, per anni, si è fatto aspettare, come un piccolo bruco nel suo bozzolo prima di diventare una magnifica farfalla. I numeri, la fredda statistica, spesso osteggiata perchè non contestualizza fattori esterni che possono condizionare le prestazioni dei singoli giocatori, parla chiaro: Marco Giampaolo ha schierato Muriel per 31 partite e il ragazzo l’ha ripagato con 12 gol, 10 assist e un minutaggio che non ammette repliche. Con i suoi predecessori, alla Sampdoria, non si avvicinò nemmeno a questi numeri: prendiamo la gestione Zenga-Montella, 35 partite totali, sette gol (cinque col primo, due con Montella subentrato) sette assist. Perfino un motivatore come Mihajlovic non ha saputo trarre da Muriel risultati immediati, in 16 partite 4 gol e quattro assist.

I NUMERI DI GUIDOLIN – Chi qualcosa era riuscito a fare, all’inizio del rapporto con Muriel, è sicuramente Guidolin. Aveva un ragazzo giovane, un potenziale talento da crescere e nella stagione 2012/2013 riesce ad avvicinarsi ai dati di Marco Giampaolo: in 22 partite disputate in Serie A, ha realizzato 11 gol e tre assist. Inspiegabilmente l’annata successiva è fortemente deleteria per Muriel che, in ventiquattro partite, trova solo quattro reti e un assist. Un’involuzione preoccupante per un potenziale erede di Ronaldo. Cosa succede nel frattempo? Il problema è proprio l’allenatore, Guidolin che, per alcuni versi ricorda Mihajlovic nella gestione Maxi Lopez. L’allenatore dell’Udinese comincia a mettere in discussione l’attaccante, appiccicandogli l’etichetta di “mangione” di quello “troppo grasso per giocare bene”. Muriel si chiude in se stesso, non progredisce. Si annulla. Arriva perfino a scappare da Udine, a chiudersi nell’albergo di Genova Nervi quando stava per saltare la trattativa con la Sampdoria. Sarà lo stesso attaccante ad ammettere che le parole dell’allenatore non l’hanno motivato, anzi il contrario.

LA CURA GIAMPAOLO – Arriviamo quindi a capire cosa ha di diverso Giampaolo, di tanto diverso da convincere Muriel a fare il doppio degli allenamenti rispetto ai compagni di squadra ad inizio anno. Abbiamo messo sullo stesso piano Guidolin e Mihajlovic, forse perchè anche l’allenatore attuale del Torino, non ha saputo usare la giusta “cura” per far esplodere subito Muriel. Il punzecchiare il ragazzo, fuori forma, per farlo rendere, può funzionare con personalità di un certo tipo, ma un ragazzo come Luis, tutto estro e felicità, può essere spinto nella direzione opposta con questo atteggiamento. E non sembra che il metodo con Maxi Lopez, ora a Torino, abbia portato i risultati di dimagrimento sperati. Difficile giudicare gli errori di Zenga invece, con lui Muriel il suo l’ha fatto ed è rimasto poco sulla panchina della Sampdoria per poter formulare una qualche teoria su cosa avrebbe dovuto fare, per Montella invece il discorso è diverso. L’allenatore del Milan ha bisogno già di giocatori pronti: gente dalla resa immediata, forti mentalmente e autonomi. Montella non è un Giampaolo perchè l’attuale allenatore della Sampdoria riesce a calarsi nella situazione di una ragazzo giovane e riesce a portarlo dove pensa possa arrivare, magari oltre. Giampaolo è questo: un maestro, che sa plasmare i giovani, dai modi non necessariamente autoritari ma che sa farsi rispettare, dosando con intelligenza i carichi di lavoro. E il lavoro paga, Muriel è un esempio cristallino di successo.

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