Momenti Blucerchiati – Il più grande direttore sportivo di sempre

Era un altro calcio. Fatto di gentilezze. Si, anche di quelle. Di rose, di favori personali, ma senza un tornaconto a tutti i costi. Era un calcio più gentile, dove la tecnica, la luce, la destrezza, vincevano sulla potenza, dove l’estro si vedeva in campo, pensiamo a Mancini, Vialli o Enrico Chiesa, ma anche sulle panchine o dietro la scrivania. Era il calcio dei Paolo Mantovani, del grande Vujadin e di un altro grande Paolo, che ora li raggiunge. 

Borea era un signore. Era lo “stile Sampdoria”, insieme al suo presidente, al suo allenatore e ai suoi ragazzi. Era uno che ha vinto tutto. Era quello che ti scovava per un tozzo di pane i Chiesa, che ti lanciava i “gemelli del gol”, che non amava Zanone ma era pronto a fare un passo indietro se pestava i piedi a qualcuno. Paolo Borea era un saggio, un personaggio d’altri tempi. Di una pacatezza a volte quasi fastidiosa, che nascondeva un saper fare gentile, che si incuneava tra le difficoltà, e riusciva a domarle. 

Era l’uomo che ti faceva trionfare. Colui che scoprì e lanciò più di cinquanta giocatori-spettacolo, che vide in Pagliuca uno dei miglior portieri che l’Italia abbia mai visto, che seppe riconoscere in Vierchowood una roccia insuperabile. Paolo Borea era un papà, un po’ come Boskov, meno “burlone” e più pragmatico, ma che aveva sempre la parola giusta nel momento giusto, pronta all’uso. Fino all’ultimo ha parlato di calcio. Parlava ovviamente della “sua” Samp, di quella di adesso. Parlava dei giovani, sperava di rivedere in loro dei nuovi idoli per la tifoseria, proprio come quelli che portò lui. Borea è un altro pezzo della Grande Samp che non c’è più. O meglio, che è passato alla leggenda. “Il più grande direttore sportivo di sempre”, come disse Cerezo.