2013
Mister Chiesa e la Primavera: «Non ci poniamo limiti»
Nella lunga intervista rilasciata al quotidiano genovese “Il Secolo XIX”, Enrico Chiesa parla anche di campioni mancati, giocatori inespressi: «Ce ne sono tanti – rivela il mister della Primavera –, per citarne uno dico Florijancic, della Cremonese anni Novanta. Aveva una forza e una potenza spaventosa. Mi sarei aspettato diventasse un campione, ha fatto molto men di quello che poteva. Era il classico campione della partitella del giovedì che alla domenica rende meno».
Fra questi “tanti” poteva finirci anche un certo Roberto Soriano, che fino a qualche settimana fa ricadeva perfettamente nella definizione ”campione inespresso”. Con l’arrivo di Mihajlovic tutto, però, sembra essere cambiato: il giovane italo-tedesco è rinato: «Non posso giudicare – dice Chiesa – so che Florijancic era impressionante e in generale quando capita che un giocatore non riesce ad esprimere alla domenica penso sia un problema di responsabilità: il giocatore per prendersela ha bisogno di essere incoraggiato, sostenuto. È lo stesso discorso che facevo prima: conta la gestione del gruppo e delle singole teste. Ciascuno deve avere un suo obiettivo e il mister, lo staff devono saperlo far sentire centrale».
CONFRONTI – Una prima squadra che adesso sta pian piano risollevandosi, grazie anche alle prestazioni dei singoli, che fino a qualche tempo fa erano venute meno: «Chi mi piace della prima squadra? Gabbiadini ha qualcosa di speciale, il gol che ha fatto col Catania non lo fanno tutti. Ha gambe, corsa, si sacrifica tornando a difendere. Un vero talento. E poi anche Nenad Krsticic. E altri. Gabbiadini un giovane Chiesa? Non lo so, bisogna chiedergli se da ragazzino ha iniziato pure lui da centrocampista. I paragoni sono impossibili, se devo guardare chi mi somiglia di più direi Eder per il dinamismo, il tiro, il fatto che rientra meno in difesa. Quello di Eder è un calcio sporco come lo era il mio, abbiamo la stessa filosofia. Ma in generale odio i confronti».
CAPITOLO PRIMAVERA – I suoi ragazzi stanno andando a gonfie vele: entusiasmo ai massimi livelli dopo le vittorie nel derby e contro la Juventus, ma il cammino è ancora lungo: «Se i ragazzi mi chiedono della mia carriera? Quando mi chiedono cambio discorso. Non mi sentiranno ma dire “io facevo così”, “io tiravo così”. E quando qualcuno mi dice “mister, ho visto su Youtube quel suo gol”, lascio cader il discorso. I ragazzi, i calciatori, hanno bisogno di essere importanti loro. Avendo giocato so quanto fa male non essere convocato, non avere considerazione. Tutti del mio staff, dal medico al massaggiatore, devono collaborare per instillare fiducia, coraggio. E quando lascio fuori qualcuno sto male come se fossi io l’escluso. Cerco di trasmettere a tutti carica, stimoli sempre positivi. I ragazzi sono svegli, captano tutto, ci mettono poco ad esaltarsi o deprimersi. Oggi un buon tecnico deve avere uno staff unito e preoccuparsi di tutti. E naturalmente, come dice Sinisa, fissare un obiettivo comune di squadra e tanti obiettivi singoli, personali. Se sono scaramantico? No, ma quelli che portano sfiga preferisco non vederli in campo».
OBIETTIVI – La sua Sampdoria è al terzo posto in classifica, pensare allo scudetto di categoria non è poi così difficile: «Non ci poniamo limiti, abbiamo iniziato la stagione così così e oggi siamo terzi. Ci sono 4-5 squadre forti ma noi non abbiamo paura di nessuna. E teniamo molto anche al Viareggio». Sono molti i ragazzi che potrebbero avere un futuro in prima squadra, ma mister Chiesa non fa preferenze: «Chi merita i “grandi”? Nomi non voglio farne, ma di bravi ce n’è, venite al campo il sabato e vedrete. E sia chiaro: andrà sempre in Prima chi lo merita. Il mio obiettivo è lanciare più ragazzi possibile nel calcio e non sarò mai egoista quando si aprirà una porta per chi lo merita. Se perdi la fiducia dei tuoi e mandi su uno che merita meno di un altro, la dinamica del gruppo ne risente e perdi credibilità. E il gruppo è tutto, è lui che vince o perde le partite».
Infine una battuta sul match d domenica pomeriggio tra Sampdoria-Parma e l’assenza del grande ex Antonio Cassano: «Meglio che non ci sia il 99? Sì, io preferirei giocare senza aver Cassano contro ma ci sono pro e contro. Senza di lui il Parma fa un altro gioco davanti, pigia sull’acceleratore per mettere più pressione alla difesa. Io comunque preferisco affrontarla senza Cassano perchè significa togliere agli emiliani le sue giocate, l’estro. Se tronerà a Genova? Non è una domanda per me».