2014

Mino Favini e la scoperta di Gabbiadini: «Ragazzo umile, può crescere ancora»

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Da anni gestisce il vivaio nerazzurro dell’Atalanta e ha scoperto molti talenti poi affermatisi in prima squadra. Lo chiamano il “mago di Meda”, ma Mino Favini ha avuto il merito di mettere in luce la forza e il talento di Manolo Gabbiadini. E il suo sinistro era già letale all’epoca: «Oddio, proprio così no. Penso che dietro il boom delle sue punizioni ci sia il fatto di lavorare a stretto contatto con uno che si chiama Mihajlovic, che non era proprio l’ultimo su punizione. Manolo aveva già un sinistro importantissimo e adesso non ha fatto altro che affinarlo».

Favini traccia un ricordo del primissimo Gabbiadini: «Quattro anni fa iniziava a fare qualche apparizione in prima squadra e un giorno dopo l’allenamento si mette a battere delle punizione al secondo portiere, che mi pare fosse Polito – racconta il talent scout a “Il Secolo XIX” -. Sono rimasto senza parole: avrà battuto dieci volte e messo nove palloni all’incrocio. Anche il portiere era perplesso: lui era già un portiere e Manolo un ragazzino…». Le doti del suo tiro sono eccellenti: «Ha un calcio velenoso: parte sempre con il taglio e questo sorprende sempre. Era una qualità che aveva già, ma come detto l’ha affinata molto».

Ci si chiede se Gabbiadini possa crescere ancora: «A 22 ha sicuramente margini di crescita. Ma oltre al sinistro è migliorato nella partecipazione al gioco di squadra. E poi prima era leggerino, poco strutturato: adesso è tosto, non lo fermi facilmente quando parte». Bergamasco schivo e taciturno, Favini lo conosce bene: «Un ragazzo d’oro, modesto, umile, consapevole delle proprie possibilità. Bergamasco, è vero, e come tutti i bergamaschi è tenace e di poche parole. Ma per spirito di sacrificio e volontà sono persone e giocatori ideali». Domenica c’è l’incrocio tra Samp e Atalanta: «Lo temo. Spero che per una domenica Manolo si fermi, poi può segnare tutte le altre partite. Ma contro di noi speriamo proprio di no…».

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