Editoriale
Lumi a San Siro
Una Samp gagliarda e fortunata trova la vittoria a San Siro: i tre punti contro il Milan danno una nuova consapevolezza alla truppa di Marco Giampaolo
28 novembre 2015, San Siro: il Milan travolge la Sampdoria per 4-1 in una gara senza appello. Dopo una timida occasione per Soriano, il gol di Bonaventura apre le danze ed è la serata di M’Baye Niang, autore di una doppietta e dell’assist per il vantaggio rossonero. La Samp è da un paio di settimane in mano a Vincenzo Montella, ma l’impronta ancora non si vede: proseguita la strada del 4-3-1-2 lasciato in eredità da Walter Zenga, l’Aeroplanino mette in campo una squadra sfilacciata e incapace di opporsi alla grande serata degli interpreti rossoneri. Il gol di Eder rappresenta una piccola soddisfazione personale (è il 10° in campionato), ma nulla che permetta di categorizzare la serata come “positiva“.
5 febbraio 2017, stesso stadio. Quel Vincenzo Montella è da qualche mese il nuovo che avanza in casa Milan, dopo aver abbandonato un po’ a sorpresa la Samp con i preparativi della nuova stagione già iniziati. Al suo posto c’è Marco Giampaolo, che pratica un calcio diverso, meno arzigogolato e attendista, più propositivo e fatto di un pressing altissimo, quasi a ridosso del portiere, quel Donnarumma che c’era 15 mesi fa e che c’è anche oggi. Un eterno giovane a causa dell’età, una promessa destinata a diventare realtà a causa delle sue innegabili doti. Però Bonaventura non c’è (infortunato), Niang neanche (è andato via) e Carlos Bacca non sta tanto bene in campo. Le fonti di gioco sono ridotte al minimo e la Samp – grazie a un rigore intelligentemente cercato da Fabio Quagliarella – porta a casa la vittoria per 1-0 con la firma dal dischetto di Luis Muriel, in una gara dove ha coniugato fortuna, ordine tattico e capacità di sofferenza.
Un anno e mezzo sembra un tempo ragionevole per fare qualche bilancio. Ci sono stati due pessimi periodi in questa stagione, due strisce negative che hanno messo alla berlina Marco Giampaolo: per alcuni colpevole di un gioco troppo integralista e audace con una squadra piena di giovani; per altri, colpevole di non essere un fine psicologo alla Iachini, capace di dare una scossa alla squadra anche in momenti di difficoltà. Le valutazioni le lascio a voi, ma c’è un punto indiscutibile dal quale si deve partire: il mister è stato preso in un momento di difficoltà e per un progetto ben preciso, quello di far maturare una serie di giovani e attuare un player trading di un certo livello (non stile Udinese, ma l’ispirazione è quella). E anche qui è strano vedere come la società sia tornata sui suoi passi, quella stessa Samp che nel giugno 2015 aveva detto “no” a Maurizio Sarri perché «vogliamo continuare sulla stessa linea dettata da Mihajlovic» (forse dopo l’1-7 del Napoli a Bologna qualche rammarico c’è: io almeno ce l’ho).
Ma siccome il presente è giudice incontestabile, Giampaolo può respirare: 30 punti in classifica, la seconda crisi del 2016-17 spazzata con un’altra serie di vittorie impossibili. A novembre era toccato a Inter e Sassuolo in rimonta, stavolta le vittime si chiamano Roma e Milan. Ora c’è già chi decolla; chi dice che «battiamo Bologna, Cagliari e Palermo, così si vola in Europa». Personalmente ci andrei cauto: l’obiettivo di questa Samp è racimolare i 35 punti necessari a salvarsi il prima possibile, magari già in queste settimane. Da lì in poi, fare bene è stimolante, ma sarebbe saggio dare spazio a tutti quei giocatori che non ne hanno avuto tanto (Budimir, Cigarini, etc.) e che forse possono rivalutarsi giocando. O a quelli che hanno quattro mesi di campionato per ambientarsi (Simic alla Mustafi, ecco).
Alla prima categoria appartiene quello che forse meglio rappresenta la filosofia Samp per il futuro: Filip Djuricic. Il serbo è arrivato in prestito, in estate sembrava che dovesse già tornare in Portogallo, ma lui è rimasto, conscio che non avrebbe avuto tanto spazio. Tuttavia, nelle partite di Coppa Italia, Djuricic è stato il migliore sia contro il Cagliari che contro la Roma e allora Giampaolo non se l’è sentita di metterlo ai margini, specie dopo che la Samp ha acquisito il suo cartellino sul finire di gennaio. E allora via: superato nelle gerarchie Álvarez, il serbo è entrato ieri e ha giocato una gara straordinaria. Costato virtualmente tre milioni nell’operazione che ha riportato Pereira a Lisbona, ne potrebbe valere 10 in più tra un anno, magari rigenerato dalle mani pazienti di Marco Giampaolo. Di lumi a San Siro ne abbiamo avuti parecchi ieri: tutto sta nello sfruttare queste informazioni e fare in modo che la Samp diventi qualcosa di più grande col passare del tempo.