Mihajlovic: «Tanti i derby giocati. Quello di Genova dura un anno» - Samp News 24
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2014

Mihajlovic: «Tanti i derby giocati. Quello di Genova dura un anno»

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In vista del suo primo derby, Sinisa Mihajlovic sembra esser il più pronto di tutti alla sfida contro il Genoa. Per lui il derby è…: «…è la Partita, con la “p” maiuscola. Per il resto, dipende molto dalla mentalità. Quando sono arrivato a Roma, per esempio, mi sono subito accorto di come fosse più importante del campionato. Ma questa per me è una mentalità da provinciale – esordisce il serbo – Io da allenatore preferisco perdere tutti i derby e vincere tutti i campionati. Però posso capire i tifosi, quanto sia speciale quest’appuntamento per loro. Poi c’è anche un’altra variabile, la durata del derby cambia da città: a Roma comincia tre mesi prima e finisce tre mesi dopo, a Milano tre giorni prima e finisce il giorno dopo. A Genova è tutto l’anno».

BELGRADO E ROMA/1 – I numeri dei suoi derby non sono proprio grandiosi: «Lo so, non ne ho vinto uno. Anzi sì, uno con la Stella Rossa: dopo un quarto d’ora eravamo tre a zero. E ho sbagliato anche dei rigori nei derby». A partire da quello di Belgrado: «Era molto sentito: stadio sempre pieno, 80-85mila persone: da questo punto di vista, qualcosa di simile l’ho rivisto a Roma. Ho segnato anche al Partizan su punizione…». Nel maggio del 1992, ma Mihajlovic non ricorda: «Io ho segnato solo su punizione nella mia vita, quindi anche quello lo sarà stato». Per passare poi al primo derby romano, sponda giallorossa, nel 1992 (Lazio-Roma 1-1, gol di Gascoigne e Giannini): «Gazza segnò alla fine su cross di Signori. Da noi c’era Boskov». Al ritorno, la partita si concluse per lui con la sostituzione con Tempestilli: «Pensa un po’ come stavo per esser sostituito da Tempestilli… Si fece male Carboni e Mazzone mi utilizzava come terzino sinistro. Nelle prime dieci partite, per media-voto, era dietro Van Basten. Poi sono sceso».

GENOVA E ROMA/2 – Si passa poi ai derby di Genova, che Mihajlovic fa finta di non ricordare. A partire dal 1994/1995, quando si potevano mettere in campo solo tre stranieri. Dentro Jugovic, Gullit e Platt, ma lui no: «(risata)… forse Eriksson già sentiva che da giocatore non avrei mai vinto un derby. Ricordo però di essere andato allo stadio e ricordo un gol di Maspero con la palla passata sotto Tacconi. Il Genoa retrocesse e non ci furono altre occasioni di giocarli per me». Andò anche peggio a Roma, stavolta sponda Lazio: «Ricordo delle scoppole. Un 4-1, dove ho segnato su rigore l’unico mio gol in un derby italiano. E c’ero anche in un 5-1, allenatore Zaccheroni – precisa Mihajlovic a “Il Secolo XIX” – Nel primo tempo Montella segnò tre gol e Nesta, che lo marcava, chiese il cambio. Intervengo: «Nesta, cazzo, sei il capitano, non mollare così…». Lo convinco e allora Zaccheroni toglie me, uno dei meno peggio. Chiedo: «Ma siete matti? Allora sta fuori lui, chissenefrega di Nesta…».».

MILANO E DERBY ALTERNATIVI – Diverso l’ambiente di Milano: «L’ultimo, dell’aprile 2006, è stata la partita dove ho deciso di smettere di giocare. Fischio d’inizio, batte il Milan, lancio lungo, io ero difensore centrale, salto e la passo di sinistro. E sento una fitta al muscolo: ho capito di essermi fatto male, ma mi vergogno a chiedere il cambio. Resisto però solo dieci minuti – confessa Mihajlovic – I muscoli non mi “avvertivano” più, prima della partita stavo bene. E quando i muscoli non ti parlano più, è l’ora di ritirarsi». Il derby migliore è stato non nei club, ma in nazionale: «Serbia-Croazia, un 2-2 a Zagabria con un uomo in meno che ci qualificò all’Europeo del 2000. Su tutti i giornali avevo preso 10. E’ stato anche il mio primo derby da allenatore, quando eravamo nello stesso girone di qualificazione al Mondiale».

DOMENICA – Ora arriva il primo da allenatore, l’unico che non ha mai giocato: «Lo aspetto, ma senza ansie». Arrivato alla Samp, però, confessò che ci stava facendo più di un pensierino, citando Garcia («per riportare la chiesa al centro del villaggio»): «No, avevo detto per ricostruire la chiesa al centro del villaggio. Perché all’andata è stata rasa al suolo e perché a Genova c’è una chiesa sola ed è blucerchiata».

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