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Mihajlovic, parlano i medici: «Cerchio non ancora chiuso»
I medici del Sant’Orsola sulla condizioni di Mihajlovic: «Cerchio non ancora chiuso»
Dopo i cicli di chemioterapia e il trapianto di midollo osseo, Sinisa Mihajlovic potrà tornare pian piano alla normalità. I medici dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, che lo hanno seguito in questi quattro mesi, sono intervenuti in conferenza stampa insieme al tecnico per aggiornare sulle condizioni cliniche.
A prendere la parole è il dottor Michele Cavo dell’Istituto di Ematologia Seragnoli: «La diagnosi di Sinisa è “leucemia acuta mieloide”. Un particolare tipo di globuli bianchi vanno incontro ad un processo di arresto della loro maturazione e proliferano senza avere un controllo: il midollo osseo – spiega – perde la possibilità di creare globuli rossi e bianchi e piastrine. Abbiamo svolto tanti accertamenti, superato tante tappe importanti. Abbiamo utilizzato delle terapie mirate, personalizzate. Nel caso di Mihajlovic, ci ha consentito sin dall’inizio di avere l’assoluta certezza che, se avessimo trovato un donatore compatibile, saremmo arrivati al trapianto di midollo».
«Avevamo la strada maestra sin dall’inizio, con la consapevolezza di muoverci in un ambito tortuoso. Serviva estrema cautela. L’approccio è stato classico, fatto di farmaci chemioterapici. Il primo ciclo è durato più di trenta giorni in termini di ricovero, il secondo più breve. Per uccidere tutte le cellule tumorali abbiamo dovuto uccidere tutte le cellule residue. Questo ha portato il midollo osseo in una fase di sospensione della sua funzione. Quasi in contemporanea con la diagnosi, siamo andati alla ricerca del donatore: abbiamo cercato di capire il grado di compatibilità, innanzitutto tra la famiglia e poi al di fuori. La scelta finale è ricaduta su un donatore di registro. Di quello che è successo dopo il trapianto è ancora troppo precoce parlarne. Ci serve tempo per capire la risposta finale. Per lui è un cerchio chiuso, per noi non ancora, ma siamo felici di averlo restituito alla comunità».
Un ultimo intervento da parte della dottoressa Francesca Bonifazi, dell’Istituto di Ematologia Seragnoli: «Per fare un trapianto occorre un donatore. La donazione ha tre caratteristiche: è volontaria, gratuita, anonima. Il trapianto non è un intervento chirurgico, ci tengo a sottolinearlo. Oggi possiamo dire che le cellule hanno attecchito ed è stato un passo fondamentale; inoltre ad oggi non ci sono complicanze cliniche. Il decorso post trapianto è stato regolare. Ma occorre cautela: i primi 100 giorni sono molto delicati, il sistema immunitario è ancora molto fragile. Il ritorno alla vita normale di Sinisa avverrà gradualmente, valuteremo di volta in volta se ci sarà la possibilità di essere presente. Non c’è una tempistica definibile per considerare passata la malattia: il “bollino” del guarito viene dato dopo cinque anni».