2015
Mihajlovic: «La mia è una squadra matura: inseguiamo un miracolo»
Il suo futuro tiene banco, sebbene l’attualità parli di un Milan-Samp delicato da giocare domenica sera in trasferta. Sinisa Mihajlovic fa spallucce sul suo futuro ed è concentrato sul campo, ma lascia qualche indizio qua e là in attesa di far comprendere quel che ne sarà di lui. L’incontro con Ferrero deve ancora esserci, ma il tecnico della Samp può dirsi già soddisfatto del suo campionato. Se non fosse Sinisa Mihajlovic, andrebbe bene così; ma lui è incontentabile, ambizioso.
AMBIZIONI EUROPEE – Lo conferma in una lunga intervista rilasciata all’edizione genovese de “La Repubblica”: «Mancherebbe il capolavoro: la Champions. Dobbiamo lottare per la luna, mal che vada cadiamo sulle stelle. Fra le mani ho una squadra cresciuta molto e diventata matura, la vittoria con l’Inter è stata la sublimazione. Ai ragazzi ho parlato chiaro: inseguire il miracolo, per non avere rimpianti. Se hai personalità, devi avere il coraggio di mutare obiettivi in corsa, la parte sinistra della classifica non è più sufficiente. Ora se non andiamo in Europa qualcuno potrebbe parlare di stagione fallimentare. In realtà abbiamo fatto cose enormi, per un obiettivo impensabile l’estate scorsa».
PASSATO E PRESENTE BLUCERCHIATO – E pensare che quando arrivò nel novembre 2013, la Samp era in piena zona retrocessione: «Mi sconsigliavano, sarà un massacro. Ero sicuro che ci saremmo salvati, Genova è casa mia. La Lanterna mi accende, era stato così da calciatore, doveva esserlo da allenatore». Chissà se pensava che le cose sarebbero andate così bene: «Credo di essere andato oltre. Merito del gruppo, ho trovato giocatori più forti e molto più uomini. Sono cresciuto in un paese in guerra, ho vissuto il brutto della vita: niente nel calcio può farmi paura. Sincero: non immaginavo una salvezza così in fretta l’anno scorso, pensavo a un decimo posto in questa stagione. Invece siamo sempre stati fra le prime sei».
BASTONE E PSICOLOGIA – Il merito forse va anche alla sua nomea di sergente di ferro, sebbene alcuni giocatori smussino questi angoli duri del carattere di Mihajlovic: «Limitativo definirmi così. Mi ha aiutato essere un calciatore, entro più facilmente nelle loro teste. Altre ricette: saper spingere sull’acceleratore o frenare, essere bravi a gestire lo spogliatoio, dare l’esempio perché il lavoro sia sempre una cosa seria. Psicologia. Poi organizzazione di gioco, spirito di squadra, giusta mentalità. Di Francesco ha detto: la Samp è la squadra più europea di tutti, attacca e aggredisce sempre. I risultati portano autostima. Ma il salto di qualità non sarebbe stato possibile se lo spogliatoio avesse usato l’io: si ragiona con il noi, tutti».
ETO’O E DISCIPLINA – Ciò vale anche per una stella come Samuel Eto’o: «È il primo. Due animali feroci si annusano e all’inizio noi lo abbiamo fatto. Lui subito mi ha dato un assist perfetto, disertando un allenamento. Gli ho fatto capire che senza regole non si gioca. Due caratteri forti, bisognava stabilire la giusta empatia. Ora non fa quello che gli chiedo: fa di più». Tutti uguali sul campo, senza vantaggi o svantaggi: «Non è così, ma è cosi. Da giocatore ho fatto delle cazzate, gli allenatori non mi dicevano mai niente, altri per meno venivano puniti. La cosa mi faceva sorridere. Crescendo ho capito quanto fosse ingiusto. Ho giocato nella Jugoslavia, nazionale stellare, ma senza disciplina. Non abbiamo vinto niente».
GESTIONE DEL GRUPPO – Molti vociferano che Mihajlovic punti a uno step più grande. Non ha mai fatto mistero della sua ambizione e non lo fa neanche questa volta, spiegando come gestirebbe un gruppo di top players: «Dialogo ed esempio. Se ordino un allenamento alle 8 del mattino, arrivo al campo alle 7. Se punisco con una doppia seduta per sette giorni, il primo a soffrirne sono io che ho la famiglia lontana e non la vedo. Se mi accorgo che i giocatori hanno capito, al mercoledì si torna alla normalità. E prima della gara non si va in ritiro».