2014
Mihajlovic: «Il mio futuro tra sette giorni. Nostra stagione da otto in pagella»
Ai microfoni di SkySport arriva Sinisa Mihajlovic, per l’ultima intervista di stagione dopo Udinese – Sampdoria. Ancora tante nubi sul proprio futuro, che viene rimandato ancora una volta alla prossima settimana.
«Non so se avrei tirato allo stesso modo la punizione di Di Natale: penso di sì, ma oramai mi sono dimenticato come si tirano. La stagione della Sampdoria ha visto una partenza non buona: siamo partiti male, anche io perché all’inizio non eravamo al meglio, poi abbiamo fatto delle ottime partite. Nessuno poteva aspettarsi che avremmo potuto salvarci con diverse partite di anticipo. Abbiamo speso molto, sia dal punto di vista fisico che mentale: le ultime gare non le abbiamo fatte all’altezza, ma perché in pochi mesi abbiamo speso come se avessimo giocato un campionato intero. Abbiamo perso, ma abbiamo sempre giocato per vincere, creato e fatto la nostra partita: abbiamo incontrato squadre più forti. Anche oggi potevamo vincere o perdere, ma abbiamo costruito diverse occasioni. Per la mia gestione sicuramente darei un 8 a questa Sampdoria: potevamo fare di più, senz’altro. In corsa avremmo potuto cambiare gli obiettivi e aspirare a qualcosa di più, ma so quanto abbiamo speso in questi mesi».
«A questo punto, come detto ieri, non cambia niente. Quello che riguarda il mio futuro si saprà domenica prossima. La stagione è merito dei ragazzi perché hanno dato massima disponibilità, abbiamo cambiato mentalità e abbiamo lavorato sulla loro testa. Abbiamo preso sicurezza col tempo. La Sampdoria doveva salvarsi, quindi non era facile giocare per vincere, cosa che abbiamo fatto sempre: è una mentalità da grande squadra. Volevo far giocare tutti quanti e i giocatori sono stati bravi, pur non schierati nel proprio ruolo come Gabbiadini, ad adattarsi. Avessi avuto qualcun altro con le stesse caratteristiche potevo spostarlo più avanti e mettere qualcuno al suo posto, ma preso Okaka e Maxi Lopez l’ho tenuto lì».
«Mettere Palombo a centrocampo era una cosa logica: bisogna schierare i giocatori nel posto naturale, qualcuno può stare fuori ruolo come Gabbiadini, ripeto, ma lui l’ha fatto con sacrificio e si è adattato bene».