2013

Mihajlovic a Samp Magazine, tra JFK, ricordi ed obiettivi

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E’ tornato e ha tanta voglia di blucerchiato: questo è il Sinisa Mihajlovic che traspare dai primi giorni a Genova. In particolare, il serbo di Vukovar è tornato dopo sedici anni e ha voglia di restituire quanto ottenuto dai tifosi della Samp: «Quando ho sentito al telefono il presidente Garrone, non ho esitato un attimo. Avevo un’offerta di due anni e mezzo con la Serbia e invece ho firmato per sei mesi qui – esordisce Mihajlovic, tecnico blucerchiato da giovedì – Ho accettato perché ho un debito di riconsocenza con la Sampdoria, che mi ha preso in un periodo critico della mia vita professionale e mi ha fatto passare un periodo fantastico. Senza la Samp, non avrei fatto la carriera che ho fatto e oggi non sarei qui».

Il tempo è passato, ma non ha scalfito i bei ricordi che Mihajlovic si porta dietro: «Nient’affatto. Io conosco bene l’onore e l’orgoglio che si provano indossando questa maglia. L’ho portata per quattro anni e me la sento ancora addosso sulla pelle – dice il tecnico del Doria a “Samp Magazine” – Ecco perché, ai ragazzi dello spogliatoio, ho lanciato subito un messaggio di lotta, di appartenenza e ho detto: non chiedetevi cosa la Sampdoria possa fare per voi, ma chiedetevi cosa voi potete fare per la Sampdoria. Perché la Samp può anche cadere, ma deve presto rialzarsi. Si può partire bene e finire male, ma anche partire male e finire bene. E io voglio fare questo: noi siamo gli unici artefici del nostro destino».

In tema di riferimenti a JFK, ci si chiede come si trovi la strada giusta: «Con la tranquillità e la serenità. I calciatori hanno bisogno di questo ora. Niente alibi e niente scuse. Voglio che sappiamo che si può anche perdere, ma c’è modo e modo di farlo – commenta Mihajlovic – Non mi sono mai arrabbiato con un mio giocatore per un passaggio o per un gol sbagliato, ma se un non lotta fino alla fine, io mi incazzo davvero come una iena. Comunque sono convinto che qui non accadrà». Una prima idea sul gruppo blucerchiato: «Io, per l’appunto, sono appena arrivato. Non sono potuto venire subito per via dei miei impegni con la nazionale serba. Conosco alcuni giocatori, non tutti, ma avremo tempo e modo per valutarli – racconta il tecnico della Samp – Quel che posso dire è che, con me, tutti partono da zero: non meravigliatevi se giocherà qualcuno che non ha mai giocato nel recente passato. Io non guardo in faccia a nessuno: guardo il campo, il comportamento e cosa si merita ognuno».

Per giocare e tornare a vincere, ci si domanda anche quale sia il miglior modulo da adottare: «Non esiste un modulo che ti possa garantire la vittoria. Prima del modulo, devi sistemare la testa, sennò non vinci. Se non sei in grado di sistemare la testa, non puoi lavorar esul modulo. Poi, quando arrivi in una situazione simile, devi a mettere a punto la fase difensiva: non prendere gol, ora come ora, diventa fondamentale – racconta ancora l’allenatore serbo – In fatto di tattica, non ho in mente uno schieramento per mettere i miei giocatori in condizione di dare il massimo. Potrei usare un 4-2-3-1 o un 4-3-3, ma non è tutto. Di sicuro, a me non piace giocare a tre dietro».

Per chiudere, il traguardo di quest’anno, magari ripercorrendo le orme di Boskov o Eriksson: «Sinceramente non posso prefiggermi obiettivi a lungo termine. Penso soltanto al presente: oggi siamo tutti impegnati a salvare la Sampdoria. Dobbiamo concentrarci e lavorare sodo in questi sei-sette mesi che ci separano dalla fine del campionato. E, anche se sarà battaglia fino all’ultimo, so che ce la faremo. Ne sono convinto, anche perché se fosse altrimenti, non sarei qui. Io sono un tipo positivo: più difficile è l’impresa, meglio per me – chiude Mihajlovic – Ci metteremo grinta, determinazione, appartenenza e ci salveremo. Lo meritano la Sampdoria ed i suoi 67 anni di storia gloriosa. Lo meritano la società ed i suoi tifosi».

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