2013

Mihajlovic a 360°: «Sarò l’eroe di Kierkegaard. Pirlo? Sono meglio io»

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Mihajlovic si è rimesso in carreggiata: alla guida della Samp, vuole raggiungere un obiettivo, «realizzare un sogno». L’inizio è stato beffardo: «La rabbia per il pari al 94′ è stata tanta. In campo ho sorriso, ma dentro avevo un vulcano in eruzione… Ma è anche per sentire quel vulcano che alleno. Per quella adrenalina. Per un gol a 10 secondi dalla fine. Stavolta l’ho subito, la prossima spero lo segni la mia squadra, anche se a me certe botte di culo non capitano mai… Non mi ricordo partite recuperate o vinte sul filo di lana, rubacchiate. Mi sono sudato ogni maledetto punto. Ma va bene così, c’è più gusto. Sono abituato a lottare, non cerco scuse: troverò la strada…».

Nella lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, questa volta il guru serbo cita il filosofo Kierkegaard: «Prima voglio salvarla, poi spero che la Samp torni tra le grandi, dove merita. Ma ci vuole tempo, a me basterebbe anche solo gettare le basi. Come l’eroe di Kierkegaard. Sosteneva che un eroe è tale non per il risultato finale, che conoscerà solo quando tutto è passato, ma perché è stato ui a iniziare l’impresa. Con la Serbia ho gettato le basi di futuri successi. Vorrei fare lo stesso alla Samp». A Firenze aveva citato Sciascia e l’umanità divisa in 5 categorie, l’anno successivo Gandhi e adesso spazia da JFK a Kierkegaard: «Ma non faccio lo storico, non sono un intellettuale, resto un uomo di sport. Però negli ultimi anni ho letto tanto, studiato l’inglese, imparato a sfruttare internet… Per un allenatore questo è importante. D’altronge oggi il tecnico è un manager e può ritrovarsi a parlare con dirigenti arabi, indonesiani, americani. Moduli, tattiche, preparazione: ognuno ha le sue specificità ma ad allenare oggi sono bravi quasi tutti. Da ct ho fatto visita ai migliori tecnici europei: Mourinho, Guardiola, Klopp, Wenger, Ferguson e Mancini. Per tutti il segreto del successo sta nella gestione del gruppo: fissare delle regole, entrare nelle teste, tirare fuori il meglio. E magari scopri che le paroli giuste per riuscirci te le regala un allneatore, ma di anime, come Gandhi».

Il San Siro non è uno stadio come gli altri per Mihajlovic, che ha vissuto momenti emozionanti con la maglia dell’Inter: «Mi fa mancare il fiato. Ogni volta che ci entro è un’emozione, un nodo in gola. Ripenso ad anni splendidi e mi commuovo. Sarà così anche domenica. Il mito del duro? Sciocchezze. Non c’è nulla di male nel piangere. Piango se vedo un film toccante, ho pianto come un bambino a Medjougorie, e quando ho annunciato ai miei giocatori che avrei lasciato la nazionale abbiamo pianto tutti: io e loro. Dietro le lacrime ci sono i sentimenti, i valori. Io piangerò prima della partita, spero di far piangere Mazzarri alla fine…». A proposito di Mazzarri: «È un ottimo allenatore, attento, meticoloso: grazie a lui l’Inter può arrivare tra le prime tre. Io vicino all’Inter? Almeno tre volte. Quando andò via Mourinho, dopo Benitez-Leonardo e pochi mesi fa. Ringrazio Moratti per aver pensato a me, anche se poi ha scelto altri».

Uscire indenni da San Siro non è facile, Mihajlovic però crede di conoscere la soluzione: «Giocando bene, restando concentrati, chiudendo ogni spazio senza rinunciare ad attaccare. E mettendo in campo grinta e tanto orgoglio. Se lo fa anche l’Inter? Ma non c’è maggiore orgoglio dell’orgoglio degli umili. Se farò punti a San Siro per la prima volta li avrei ottenuti in trasferta giocando… in casa». Nel frattempo, Pirlo è vicino a superare il primato di Sinisa: gli mancano 4 goal su punizione per strappargli il record italiano: «E allora spero che d’ora in poi perda la mira. Ci tengo al primato. Il più bravo? Io, non scherziamo. Se contiamo anche quelle che ho segnato in Serbia, Pirlo deve rinascere un’altra volta per raggiungermi».

Un pensiero, infine, per il derby di Genova: «All’andata la Samp non ha perso solo la partita, ma anche la faccia. La chiesa non è stata spostata, è stata rasa al suolo. Spetta a noi ricostruirla, là dove è sempre stata. Perché a Genova c’è una chiesa sola ed è blucerchiata». 

 

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