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Michieli: «Puntare su chi conosce l’ambiente è stato corretto, felice per il ritorno di Andrea Mancini. E sulla figura di Roberto Mancini…» – ESCLUSIVA

Samp News 24

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Maurizio Michieli, direttore sport di Telenord, ha parlato in esclusiva ai microfoni di SampNews24: le dichiarazioni

Taglio netto con il passato: la Sampdoria chiude i rapporti con Leonardo Semplici e Pietro Accardi, ripartendo da chi l’ambiente blucerchiato lo conosce bene. Personalità come Alberico Evani, Attilio Lombardo e Andrea Mancini avranno un ruolo fondamentale per provare a evitare la retrocessione dalla Serie B. E l’importanza di Roberto Mancini, seppur in vesti informali, non passa certo in secondo piano. Di questo, e di molto altro, ha parlato Maurizio Michieli, direttore sport di Telenord, ai microfoni di SampNews24.

Taglio netto del presidente Manfredi, che oltre a Leonardo Semplici ha deciso di interrompere i rapporti anche con il ds Accardi. È stata una decisione corretta, a suo avviso?

«Decisione inevitabile, ma tardiva. Speriamo non troppo tardiva ovviamente. Semplici aveva già perso il controllo della situazione da un mese. Accardi non lo giudico tanto per le scelte tecniche, quanto per la gestione del gruppo squadra, totalmente fallimentare, anche perché la società gli aveva consegnato, sbagliando, le chiavi di Bogliasco. E lui lo aveva trasformato in un fortino, mentre la prerogativa della Sampdoria è sempre stata quella di essere un ambiente professionale, serio, rigoroso ma anche famigliare».

La scelta per il successore di Semplici è ricaduta su Evani, con Lombardo come vice. Può pagare il fatto di aver puntato su due ex blucerchiati?

«In generale non ho mai creduto al fatto che la sampdorianità in sé sia un prerequisito indispensabile. Negli ultimi anni in panchina ha fatto bene Giampaolo che qui non aveva mai giocato. Tra i dirigenti penso a Marotta, che veniva da fuori. Però in questo momento serviva un elettrochoc, una terapia d’urto, un tentativo di soluzione totalmente estrapolato da un contesto ordinario. E poi non si tratta di un campionato ma di sei partite, forse sette, quasi un… Europeo. Quindi sì, benissimo avere puntato su chi conosce l’ambiente. Ma ancora più fondamentale che ci abbia messo la faccia lui, il “dominus” dell’operazione, Roberto Mancini, il più carismatico e vincente di tutti. Senza la sua presenza, anche fisica, l’impalcatura rischiava di non stare in piedi. Così è perfetta, almeno nelle intenzioni. Poi è chiaro che non bastano i buoni propositi: l’ultima parola e decisiva spetta sempre al campo, dove vanno i calciatori attuali e non le figurine o le glorie».

Cosa dovrà fare Evani per aiutare la squadra? Cosa serve, ora, per evitare la retrocessione?

«Intanto lui e gli altri “space cowboys” reclutati dal Mancio dovranno essere bravi – e già lo sono stati – a caricare su loro stessi tutte le attenzioni e le pressioni. Poi, un po’ di buon senso. Già non vedere Bereszynski a centrocampo, Depaoli trequartista e Niang centravanti sarebbe un passo avanti. Il resto lo sa lui, non mi permetto certo di dire cosa dovrà fare Evani, che ho ammirato come calciatore: un professionista talmente intelligente che nel Milan faceva il terzino e nella Sampdoria si “riciclò” come regista di centrocampo».

Ritorno anche per Andrea Mancini, che torna nei panni di ds dopo l’addio alla fine della scorsa stagione. Cosa può dare in più all’ambiente blucerchiato?

«Andrea è un ragazzo intelligente, molto maturo, solido. Conosce l’ambiente Sampdoria perché ci è cresciuto dentro. L’anno scorso mise a segno colpi interessanti: Pedrola, Kasami, Esposito, Leoni. E può contare sul sostegno di papà Roberto, che ha esperienza e vanta relazioni importanti. Sbaglierà anche lui, è inevitabile. Ma anche in giro ne sento parlare come di uno che ha stoffa, non certo come di un figlio di papà. Sono contento che sia tornato perché non era stato trattato benissimo, anche se non per responsabilità diretta di Manfredi».

Roberto Mancini, invece, sembra essere il garante di questo nuovo progetto, anche se in vesti non ufficiali.

«Personalmente ho sempre scritto e detto che Roberto non avrebbe assunto incarichi ufficiali, anche se gli sono stati proposti. Non può per ragioni formali. Ma anche sostanziali. Non dimentichiamoci chi è Roberto Mancini. Se lo chiama, dico a caso, il Liverpool, il Bayern Monaco o la Juventus cosa fa? Rinuncia perché è alla Sampdoria tra la B e la C? Non scherziamo. I sentimenti sono una cosa, la professione e la professionalità un’altra. Ciò non toglie che Roberto abbia messo il timbro, la firma e pure la faccia su questa operazione che, senza di lui, lo ripeto, sarebbe stata solo un bel ritocco. Così invece c’è sostanza, leadership, personalità. Tutte cose che mancavano alla Sampdoria».

Forse è ancora presto per dirlo, ma a suo avviso, è da qui che la Sampdoria dovrà ripartire nella prossima stagione?

«Parlarne è davvero prematuro. Prioritario è salvarsi, e non è assolutamente scontato. Poi si vedrà. Nel caso saranno proprio i Mancini – padre e figlio – a suggerire a Manfredi cosa fare per il bene della Sampdoria».

Passando alla Serie A, Napoli e Inter si contendono lo Scudetto, mentre la si infiamma anche la corsa alla zona Champions. Chi può vincere il Tricolore? E chi, invece, arriverà tra le prime quattro?

«Ho perso la scommessa sull’Atalanta campione, a conferma del fatto che non ci azzecco mai… Però ho anche sempre sostenuto l’Inter come grande favorita e tale rimane. Napoli e Atalanta dietro. E per la rincorsa Champions tifo Roma, per Ranieri».

Un’ultima domanda sulla Nazionale: a giugno, l’Italia affronterà la Norvegia, prima nel girone di qualificazione ai Mondiali. Quali sono le possibilità degli azzurri? Su cosa dovrà lavorare Spalletti?

«Le sfide con la Germania hanno confermato che il salto di qualità non c’è stato e non c’è. Prima parlavo di Mancini. Ci si sta rendendo conto adesso di cosa sia stato quell’Europeo vinto con Immobile, Pessina, Berardi, Jorginho, Spinazzola, Chiesa, tutti buoni giocatori ma nemmeno un campione. Avevamo Chiellini e Bonucci, ora neanche più loro e pure Donnarumma vacilla. E siamo sempre senza un centravanti fuoriclasse. Più che Spalletti dovrebbe lavorare la Federazione riformando il nostro calcio per far tornare dei campioni. Comunque se non ci qualifichiamo neanche stavolta e con questo girone…»

Si ringrazia Maurizio Michieli per la gentilezza e la disponibilità mostrate durante tutta l’intervista.

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