2014
Maxi Lopez – Icardi, i tre atti della WandaNovela
Una storia, quando vuole essere raccontata bene, quando deve nascere in maniera precisa, deve rispettare un determinato schema. Perché raccontare, come d’altronde scrivere, parlare, è un lavoro tecnico, preciso e che lascia ben poco all’improvvisazione dei non professionisti. Affinché una storia si possa apprezzare deve attraversare un percorso ben delineato, in tre precisi atti. Nella sua carriera di teorico, è stato Syd Field – al secolo Sydney Alvin Field – a raccontarci il funzionamento dello schema e, statene certi, dinanzi alla WandaNovela di ieri pomeriggio, ne avrebbe colto i punti salienti in maniera precisa e inequivocabile.
Act One – Setup
Per quanto vi sia acredine pregressa, l’incidente scatenante della WandaNovela nasce nell’arco della scorsa settimana. Un’intervista a Maxi Lopez, la solita sagacia dei giornalisti che incidono sempre e comunque in quello che vuole la piazza, e non in quello che vuole raccontare storie. Perché, d’altronde, è il commerciale a fare il commercio. Mauro Icardi non si fa pregare e subito replica, due volte: prima sottolinea che Lopez oramai vive all’ombra della sua storia d’amore, poi lo sbeffeggia fotografandosi con i suoi figli, come se fosse un nuovo padre. Tutta la Genova blucerchiata lo aspetta al Ferraris.
Plot Point #1 – 1st Turning Point
Nel 2010 John Terry, capitano e difensore del Chelsea, tradisce la moglie per giacere (che eleganza, eh?) con l’allora compagna di Wayne Bridge, suo compagno di squadra e anche testimone di nozze. Non è l’unico, sia chiaro, perché la Vanessa Perroncel aveva distrutto i fianchi (Catullo insegna) a diversi giocatori dei Blues. Bridge, però, com’è giusto che sia, non ci passa su facilmente, né la prima volta, né la seconda volta. Prima in Chelsea – Manchester City, poi in Chelsea – West Ham, Wayne non dà la mano al suo ex capitano. È la scena che tutti aspettavano.
Ieri, 2014, quattro anni dopo possiamo tornare a vedere una scena del genere: Icardi è l’ultimo della fila, come in un copione ben scritto che fa salire l’ansia, il pathos, fino alla fine e poi ti regala l’attimo fuggente, il colpo finale. Climax. Maxi dà la mano a tutti, poi all’arrivo del numero 9 la tira indietro, lasciando la destra di Icardi a mezz’aria, vuota. È il primo boato del pubblico, dopo i fischi rivolti all’ex doriano al suo ingresso in campo. È la scena che tutti aspettavano.
Act Two – Confrontation
Dopo il setup che pone le basi per la scena, dopo il primo punto di svolta che fa capire in che direzione si andrà, finalmente c’è il confronto. Dopo 13 minuti Mauro Icardi ha già sbloccato la partita: copione perfetto, una sceneggiatura davvero ben scritta. E di logica, va a festeggiare sotto la Sud, invocando ulteriori fischi da parte dei tifosi. Andrea Costa esplode: il suo labiale ha fatto già storia, e bisogna trattenerlo – e poi ammonirlo – per evitare una reazione forse più maschia.
La risposta arriverebbe cinque minuti dopo, se non ci fosse Handanovic dall’altro lato: rigore procurato, Eder è pronto per la decima – quella che assilla Carlo Ancelotti quest’anno – ma dagli undici metri è giusto che vada Maxi Lopez. Ma riuscite a immaginarvi una sceneggiatura così ben scritta? 1 a 1, Maxi Lopez risponde a Icardi, e di cosa avremmo parlato oggi? Il mercato chiede altro, chiede realtà diverse. Ed è giusto, quindi, che il rigore venga parato. Quello che due minuti dopo realizza Eder è una estemporanea che non rientra nel confronto: è un personaggio secondario che viene meno, null’altro. Ai fini della narrazione, ovviamente, perché ai fini della partita è tutt’altra storia.
Plot Point #2 – 2nd Turning Point
Dopo il midpoint si cerca il momento di grace: l’intervallo, la pausa, la sosta. Il rientro in campo potrebbe far tornare tutto alla normalità, perché appunto è il periodo in cui ci si calma dopo aver raggiunto il culmine della narrazione, della vicenda. In attesa del secondo twist, del secondo cambiamento che ti induce al finale di gara: la seconda rete di Mauro Icardi. Lo stop è maldestro come quello contro la Juventus – stessa posizione – un anno fa, con la maglia della Sampdoria. Ma così come l’anno scorso, anche quest’anno la mette dentro, con maggior difficoltà, perché Mustafi gli copre la porta, perché è molto più defilato. Il sipario si chiude e della nostra storia non resta molto da raccontare.
Act Three – Resolution
Cosa ci resta quindi della nostra vicenda? La risoluzione finale, il climax definitivo che conduce fino all’ending. Dopo il 3 a 0 arriva anche il quarto – ingeneroso, sicuramente – ma è qui che all’improvviso tutto viene dimenticato, come se lo stand up che dà la spinta al climax risolvesse il tutto. Il Torino – a 180 chilometri di distanza – ribalta in quattro minuti l’1 a 0 del Genoa: finisce 2 a 1 e tutto il male porta via. Après moi, le déluge: Luigi XV porta via tutti i mali della WandaNovela. Tifosi a casa, lo spettacolo è finito: il Genoa ha perso. La Sampdoria – mi sono distratto – cos’ha fatto?
Come colonna sonora della WandaNovela, sento di poterlo dire, Alan Menken avrebbe sicuramente proposto “Kill the Beast” da The Beauty and the Beast. Una partenza pomposa per sconfiggere il nemico, supportato da un esercito munito di forconi e fiaccole, per poi finire malamente puniti. Ieri sera tra il bene e il male ha vinto il secondo, ed è l’unica differenza con la storia della Bestia. Perché poi, nemmeno a dirlo, Gaston in campo ieri c’era davvero. Chiedere a Maximiliano Gaston Lopez.
E ve la faccio anche ascoltare, e vedere. Perché la Bestia verrà a rubare i vostri figli.