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2015

Match point fallito, e i cambi…

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C’è da sudare fino alla fine. Fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata, ormai bisogna mettersi l’anima in pace. La sconfitta per 1-0 contro la Lazio, a guardarla nel complesso, è senza dubbio la più immeritata degli uiltimi periodi ma fa pure sempre molto male. Ferisce soprattutto perché un risultato positivo sarebbe valso forse come lo sprint decisivo verso l’Europa, e invece così non è stato. Parto da un dato di fatto, forse fin troppo severo ma innegabile: se contro certe squadre fallisci due occasioni limpide come quelle capitate a Obiang ed Eto’o, alla fine, è facile che tu vada a incappare in una sconfitta. A questo va aggiunto un gol fortuito, non certo limpidissimo dell’avversario (ma ci arrivo dopo), e il problema legato alle energie che, a differenza di Udine, in coda al match sono di nuovo venute a mancare.

La sconfitta contro la Lazio, ovviamente, non permette alla Sampdoria di decollare ma, per fortuna, non le tappa neppure bruscamente le ali. Lo stop dell’Inter contro la Juve sposta tutto più in là, con 90 minuti in meno da giocare. Vero è che la distanza dal traguardo si assottiglia, vero anche però che il rimandare continuo mai fa rima con successi, alla fine. Dopo l’Udinese dissi che sarebbe stato opportuno chiudere subito la pratica europea, forti dell’entusiasmo incamerato dalla vittoria e forti della spinta del Ferraris seppur di fronte a un avversario molto ostico. I motivi per cui tutto questo non si è realizzato sono diversi, alcuni peraltro li ho già elencati sopra.

In primis le due occasioni. Limpide, pulite, capitate nei momenti chiave del match. Sciagurati Obiang ed Eto’o, specie dal camerunese era lecito aspettarsi il colpo del killer al termine della falcata verso Berisha. Così non è stato e da lì la Samp, in parte anche inevitabilmente, si è spenta. Tutto qui? Certo che no, perché a quel punto, a mio avviso, qualcosa di meglio nella gestione dei cambi poteva esser fatto. Tutti e tre sbagliati, nei tempi e negli interpreti. Risultato: Bergessio, Rizzo e Okaka non pervenuti, Muriel ancora più spento di prima (possibile, mi chiederete? sì, possibile, infatti andava tolto il colombiano e non Eto’o, nonostante il gol fallito) e squadra per nulla rinvigorita dagli ingressi. Sinisa in parte tradito dai giocatori scelti, in parte non troppo lucido nel leggere la gara, specie nell’operare un doppio cambio dentro un momento in cui la squadra, nonostante lo svantaggio, sembrava avere ancora qualche energia da spendere. Insomma punto e capo: non si può respirare fino all’ultimo, belin. E comunque non è tutto da buttare, solo che le note positive le tengo per la fine anche perché accontentarsi, sottolineandole, sarebbe letale.

Cosa è andato? Beh, senz’altro la Samp se l’è giocata alla pari contro una signora squadra. Concentrata e grintosa, battagliera, non sempre fortunata e, come detto, tremendamente sciupona. Una squadra però senz’altro viva, con un’anima e delle idee per 50-60 minuti. Forse tutto questo, solo questo, non potrà bastare da qui alla fine, specie nella difficile trasferta di Empoli. Ma io dico anche che contro la Lazio ho visto più continuità che discontinuità rispetto a Udine, e questo mi fa pensare positivo. Anzi, mi fa pensare due cose molto elementari, e scusate se le dico quasi sragionando, forse tradendo anche un poco quel che ho scritto fin qui. Due pensierini semplici semplici. Senza tanti discorsi.

Primo: se in Europa vuoi andare i gol li devi fare. Secondo: se proprio gol devi subire, che almeno sia regolare. Perché un paio di giocatori della Lazio, su quel corner, hanno fatto fallo. Detto ciò si è ancora lì, e battendo Empoli e Parma molto probabilmente questa benedetta Europa la si centra. Sei punti ci sono, sei punti andranno fatti. Senza troppi discorsi.

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