Massimo Rossi ed il suo 26esimo ritiro: «Cassano nei cesti della biancheria...» - Samp News 24
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2013

Massimo Rossi ed il suo 26esimo ritiro: «Cassano nei cesti della biancheria…»

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Come riporta il “Secolo XIX”, c’è chi – tra i presenti di Bardonecchia – è esperto di ritiri con la Samp. Tra questi, il massimo conoscitore del campo è certamente Massimo Rossi, magazziniere. Lui è al 26esimo ritiro con la Samp e ne ha di storie da raccontare. Tanti volti da ricordare, da Vujadin Boskov a Sven-Goran Eriksson: «Brunico. Il pezzo forte era il torneo di tennis nel giorno di riposo, una sorta di quadrangolare – comincia a raccontare Rossi – c’erano Eriksson, il d.s. Borea, il preparatore dei portieri Battara ed il massaggiatore Focardi. Battara si presentava conciato con polsini e tergisudore, sembrava Ilie Nastase (famoso tennista degli anni ’70, ndr). A Focardi non fregava niente, giocava fumando. La finale era scontata: Borea-Eriksson, con il primo sempre vincitore».

Poi Rossi andò in Val di Fassa, prima a Vigo: «Non posso dimenticare la visita di Alberto Tomba, all’epoca campione di sci: era arrivato in elicottero, facendo anche dei numeri da circo – segnala il magazziniere – si presenta in campo e mi chiede una maglia di Roberto Mancini. La prende, saluta il “Mancio” e poi entra negli spogliatoi, dove si fa una mega-litigata con un giornalista al telefono. E tutti noi a guardarlo straniti, sperando che se ne andasse presto». Dopo Vigo, toccò a Cavalese: «Estate 1999. Il ricordo che più mi è rimasto impresso riguarda un’amichevole che giocammo a Tesero contro la Sestrese. Quando sono arrivati al campo, hanno iniziato a scaricare materiale, compresi tre lettini per i massaggi che non avevamo nemmeno noi. Ho pensato: «Questo è il Real Madrid».».

Successivamente, la Samp traslocò in Val d’Aosta, Aymavilles: «Indimenticabile il gavettone di Sereni e Flachi al mio collega Pino Mastrosimone: quaranta litri d’acqua, una potenza così forte che gli erano scivolati i pantaloni. Era rientrato in mutande nella hall dell’albergo». Inoltre, è impossibile dimenticare i dieci anni trascorsi a Moena: «Con Novellino era un cinema – racconta Rossi – la tradizione voleva che l’ultimo giorno di ritiro si ordinassero le pizze. Il ristorante era all’ultimo piano e, dopo averle mangiate, si diceva portasse bene buttare già dalla finestra quadri e vasi. Pavan e Volpi scatenati. Solo che l’estate dopo li ritrovavamo tutti, appesi nell’identico stesso posto, magari rovinati».

Ma anche Cassano portò molto spettacolo nei ritiri blucerchiati: «Lui se ne andava dentro le ceste della biancheria per non firmare autografi. E a proposito di Cassano, il penultimo anno entrarono i ladri e rubarono solo una sua scarpa, con scritto Antonio, lasciando quella con scritto Carolina». Adesso, però, è il turno di Bardonecchia: «Beh, restando in temi di furti, l’ultimo giorno di ritiro dell’anno scorso sparirono improvvisamente a Costa le bevande di una società americana di “benessere”. Giocatori preoccupati: «Ci sono stati i ladri». Eppur avevano lasciato l’iPad di Tissone, il beauty di Lopez che costava 10mila euro da solo… era stato uno scherzo di Eder».

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