Mannini: «I giovani devono poter sbagliare. Sampdoria-Lecco? Ci sarò»
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Mannini: «I giovani devono poter sbagliare. Sampdoria-Lecco? Ci sarò»

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Moreno Mannini, ex calciatore della Sampdoria, ha fatto il punto sul club blucerchiato: le parole a Radio Music for Peace

Moreno Mannini, ex calciatore della Sampdoria, ha fatto il punto sul club blucerchiato a Radio Music for Peace durante il programma Frequenze Blucerchiate.

SAMPDORIA-LECCO «Ci sarò, ho programmato di venire a vederla al Ferraris».

CLASSIFICA SERIE B«La Serie B ti permette di cambiare la classifica da un momento all’altro, la Sampdoria è stata brava a vincere tante partite di fila e a uscire da un momento brutto. Ora un’altra vittoria ci permetterebbe di metterci in una posizione più tranquilla e proseguire per giocare le altre gare con una mentalità diversa»

SALVEZZA SAMPDORIA«Tutti abbiamo sofferto come i tifosi, abbiamo vissuto stagioni belle e siamo attaccati alla Sampdoria. Il primo ringraziamento ai nuovi azionisti va per non aver fatto sparire il club. Ora facendo la Serie B, cerchiamo di fare un campionato dignitoso e penso che la societa abbia fatto capire quali sono le loro intenzioni, cioè trovare investitori che possano far si che la Sampdoria possa mantenersi e migliorarsi».

PARTITE«La Sampdoria l’ho vista a Modena, quando ha vinto fuori casa. Quella è stata la prima partita che ha raddrizzato un po’ le sorti. Penso che al di là del Parma che è una categoria superiore la Sampdoria possa giocarsela con tutte le altre. Ha pagato lo scotto di aver preso tanti giocatori che non hanno mai fatto quella categoria. A partire dalla partita di domenica però si può tornare a fare bene».

CONSIGLI«Pirlo ha l’esperienza per capire che i ragazzi giovani devono avere la possibilità di sbagliare. Dagli errori è importante capire e imparare qualcosa. In Serie B ci sono dei calciatori marpioni che hanno malizie che i ragazzi giovani non conoscono. Ma che le apprenderanno».

RICORDI«Non c’è un ricordo unico, ho vissuto la metà della mia vita alla Sampdoria. Dall’84 al 91 è stato un ricordo continuo, sempre più bello, fino alla vittoria dello Scudetto. Abbiamo creato un ambiente che oggi, nel calcio moderno, non può più esistere. Non esiste questa cultura del condividere lo spogliatoio ma anche la vita al di fuori. Oggi si allenano, si salutano e si vedono il giorno dopo. Noi condividevamo tutto anche oltre il campo e lo spogliatoio. Alla fine in campo davi tutto per te stesso ma anche per il tuo compagno. Ora c’è quasi una battaglia e una concorrenza interna che ti porta magari a sperare che un compagno non ce la faccia per prendere il suo posto».

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