2015

Mancini: «Ferrero molto simpatico. Wembley? Provo a non pensarci…»

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Ospite per l’occasione di “Tiki Taka”, programma Mediaset a cura di Pierluigi Pardo, Roberto Mancini ha già inquadrato la prossima sfida della sua Inter. E l’avversario è un pezzo della sua vita, quella Samp vissuta per quinidici anni da giocatore-simbolo prima e da capitano poi. Domani sfiderà i blucerchiati sulla panchina nerazzurra per la gara di Coppa Italia, ma l’ospitata è stata un’occasione per rivangare alcuni temi in chiave Samp.

PRESIDENTI BLUCERCHIATI – Il primo commento arriva sul nuovo arrivato, Massimo Ferrero: «Ferrero è molto simpatico. Ci siamo conosciuti a Marassi ed è stata l’unica volta in cui ci siamo visti. Ha sparigliato un po’ tanto rispetto a Mantovani e Garrone (ride, ndr)». Il ricordo corre proprio a Paolo Mantovani, che l’ha voluto fortemente alla Samp e ha sempre coccolato il Mancio: «Mantovani per me è stato importantissimo. È difficile eguagliarlo e Garrone poi ha tenuto la Samp in alto». Un pensiero corre anche a quel Samp-Lecce decisivo per lo scudetto blucerchiato del 1991, in cui Mancini non c’era: «Meritavo di essere in tribuna. Ero stato espulso in uno scontro con Bergomi e mi persi la festa scudetto sul campo».

BOSKOV E IL MAGGIO ’92– Nel 2014 ci ha salutato il grande Vujadin Boskov, che è stato in grado di gestire bene uno dei talenti migliori del calcio italiano nel post-guerra come Mancini: «È stato un grande. Ci ha fatto credere in noi stessi. Lui aveva esperienza internazionale e ci ha dato una consapevolezza dei nostri mezzi che ci ha portato a vincere». Il serbo era in panchina quella sera del maggio 1992 a Wembley, quando la Samp perse la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona: «La sera di Wembley provo a non pensarla molto. È un ricordo triste perché sarebbe stata la prima e forse anche l’ultima vittoria. Per noi è un bel ricordo essere arrivati in finale di Champions League, ma la delusione fu tanta».

NAZIONALE E IL CAMPO – Mancini ha avuto anche il cruccio della nazionale azzurra. Nonostante il suo grande talento, non si è mai imposto con gli Azzurri e ha giocato un solo Mondiale (da panchinaro): «In quegli anni eravamo tanti e bravi, i mister dovevano scegliere». Infine, la mancanza del campo, ormai lasciato nel lontano 2001: «A me manca il periodo in cui ho giocato. Credo che i ragazzi oggi devono capire che giocare a calcio è divertimento e non devono lasciarselo sfuggire».

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