L'uomo giusto nel momento sbagliato: Di Francesco paga colpe non sue
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L’uomo giusto nel momento sbagliato: Di Francesco paga colpe non sue

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Il tecnico lascia la Sampdoria dopo poco più di tre mesi: finte promesse, garanzie inesistenti e una figuraccia senza precedenti

«Ci conosciamo da poco ma quel poco mi è bastato per comprendere la bellezza e l’unicità dei tuoi colori, il fascino della tua storia, la meraviglia del tuo tifo».

I tre mesi alla Sampdoria sono stati un errore, la pagina più brutta della carriera di Eusebio Di Francesco. Ancor più di quel 7-1 incassato al “Franchi” di Firenze in Coppa Italia quando allenava la Roma. È approdato a Genova nel mezzo dell’euforia di un ambiente che coltivava ambizione, se n’è andato tra indifferenza e scoraggiamento. Una parabola discendente che non riscontra in DiFra l’unico colpevole.

È vero, un professionista è chiamato a risolvere le difficoltà e lavorare con il materiale che ha a disposizione. È altresì corretto affermare che se un allenatore cambia sette formazioni in altrettante partite, probabilmente non riuscirà mai a donare un’identità alla propria squadra. E se i risultati non maturano, è inevitabile interrompere un rapporto lavorativo. Le sue colpe, però, sono relative. Una conseguenza del lavoro malfatto da altri.

Ammettiamolo, sulla piazza non c’era allenatore migliore di Di Francesco dopo l’addio di Marco Giampaolo. Modulo offensivo, concretezza, molti successi alle spalle (doppia semifinale di Champions League), esperienza. Caratteristiche che farebbero bene a qualsiasi società che punti all’Europa. Insomma, l’uomo giusto nel momento sbagliato.

Non si è fenomeni dopo una vittoria e scarsi dopo una sconfitta. E di Francesco non si è involuto assaporando l’aria di Genova. Ha vissuto novanta giorni di delirio assoluto. Trattativa per la cessione più viva che mai, la gente parla solo di Gianluca Vialli e la squadra sembra risentirne. Cessioni pesanti e acquisti mediocri, quantomeno non adatti allo schema tattico del mister. Rosa eccessivamente ampia ed esuberi che non sono stati venduti durante l’estate.

Che sarebbero stati tempi duri lo sapeva dal momento della firma sul contratto, ma Di Francesco ha comunque deciso di accettare la sfida pensando di poter fare una nuova impresa. Magari con Vialli sopra di lui e maggiore serenità intorno. Ha pagato lui. Che il suo fallimento, però, sia d’allarme per chi verrà e c’è ancora. Sono passate solo sette giornate, ma chi gioca con il fuoco prima o poi si brucia. O va in Serie B.

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