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Luis, o adesso o mai più: non essere l’ennesima incompiuta

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“Considerato uno dei giovani più promettenti a livello mondiale, è un attaccante ambidestro, dotato di tecnica e velocità fuori dal comune. Per l’abilità nel dribbling, le doti da scattista e l’innato fiuto del gol è stato paragonato a Ronaldo. Nella stagione 2012-2013, agli ordini di Francesco Guidolin, ha dimostrato di poter agire con ottimi risultati anche come trequartista o seconda punta. Dal 2013 alcuni problemi di peso ne hanno limitato il potenziale atletico”.

Wikipedia, come Youtube, son ben distanti dall’offrire parametri validi atti alla valutazione di un calciatore, questo è assodato. Ma questo video, come quella descrizione, racchiudono effettivamente in loro quella che purtroppo è l’essenza di Luis Muriel, o meglio del Luis Muriel che dal 2010 gioca in Serie A. Un potenziale fenomeno, dotato di grande accelerazione palla al piede, abile nel dribbling, che però ha poca freddezza sotto porta e al quale forse piace un po’ troppo mangiare. Ma tralasciando l’ultimo dettaglio è forse il caso di concentrarsi sul resto.

Ormai 25 anni sono abbastanza per sapere che cosa uno voglia nella propria vita. E chi, come il numero 24 della Sampdoria, ha avuto la fortuna di essere in grado di fare il mestiere più bello del mondo, baciato dalla sorte che lo ha fatto nascere con quei piedi e quel talento, dovrebbe forse smetterla di sprecare il tempo a disposizione.

Come ammesso dallo stesso allenatore, soltanto mister Serse Cosmi purtroppo ha potuto ammirare il vero Luis Muriel, il ragazzo dalle guance gonfie che giocava con il sorriso stampato in volto e una velocità nel gioco di gambe disarmante. Sinisa Mihajlovic ha parzialmente saputo toccare le corde giuste con il colombiano, parzialmente perché a grandi partite (poche) il numero 24 della Sampdoria ha abbinato prestazioni incolore e a tratti indisponenti, rese tali soprattutto da quegli inevitabili guizzi tipici del campione, arrivati spesso troppo tardi o a sproposito.

Ormai anche il treno della Sampdoria sta passando, un treno che poteva essere davvero speciale. Dopo Mihajlovic ci ha provato Walter Zenga, puntando su di lui a occhi chiusi, sentendosi in dovere di schierarlo sempre e comunque per dargli fiducia, per responsabilizzarlo, perché oggettivamente tutti ci saremmo aspettati da un momento all’altro di poter ammirare ben altro tipo di giocatore. Montella ha detto più volte di aver ricevuto negli allenamenti segnali importanti, segnali che si sono concretizzati in solo due reti in campionato.

A otto partite dalla fine del campionato, Luis Muriel deve forse farsi un esame di coscienza e chiedersi che cosa voglia davvero fare da grande: restare l’ennesima incompiuta, uno dei tanti talenti sudamericani sbarcati in Italia e poi passati alla storia come grandissimi bluff, o rimboccarsi le maniche e dimostrare di che pasta è fatto. Presentarsi alla ripresa degli allenamenti in piena forma sarebbe un bell’inizio. Una prestazione ben più che convincente a Firenze, il segnale giusto per Montella e Ferrero. Ma soprattutto per se stesso.

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