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Cagni: «Servono GRINTA e INTENSITA’, la tattica viene dopo. In Sottil vedo QUESTA cosa» – ESCLUSIVA

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Luigi Cagni, ex allenatore della Sampdoria, ha parlato in esclusiva ai microfoni di SampNews24: le sue parole

La Sampdoria è alla ricerca di una svolta, dopo un inizio di stagione piuttosto complicato. Due pareggi e tre sconfitte per i blucerchiati finora in Serie B, che hanno vissuto anche il cambio in panchina tra Andrea Pirlo e Andrea Sottil, che proverà a cambiare volto a questa squadra e a trasmettere i valori cardine che una squadra deve avere in questa categoria. Di questo, e di molto altro, ha parlato in esclusiva ai microfoni di SampNews24 Luigi Cagni, allenatore dei blucerchiati nella stagione 2000/01 e giocatore con più presenze nella storia della Serie B.

Nel match contro il Cosenza non si è visto quel cambio di passo che la società si auspicava con l’avvicendamento tra Pirlo e Sottil in panchina. Che cosa non ha funzionato?
«Da fuori è impossibile giudicare, in una situazione come questa, con il campionato iniziato da poco, cosa funziona e cosa no. Da quello che ho visto, però, mancano quelle cose che dovrebbe avere qualunque squadra, a prescindere dagli obiettivi: cattiveria, rabbia agonistica, intensità. La tattica non conta niente se non hai queste qualità, se non corri. Io ho allenato sia la Samp che il Genoa, so cosa vuole la gente a Marassi: vuole giocatori con rabbia agonistica, gente che corre. Poi parlare di tattiche, numeri e sistemi di gioco diventa inutile: devi far giocare i giocatori per le qualità che hanno. Ma se non hanno cattiveria e intensità il resto non serve. Ad oggi, ti devi adeguare mentalmente al discorso salvezza. E quali caratteristiche servono per salvarsi? Quelle. Tutto il resto viene dopo.»

Cosa ne pensa della scelta di Andrea Sottil? Può essere l’uomo giusto per risollevare la Sampdoria?
«Vedo un allenatore più vicino alla mia generazione che a quella attuale. Penso abbia i miei stessi principi, che abbia visto molte cose e che sia capace di risolvere la situazione, essendo stato anche lui, oltretutto, un giocatore di personalità. Le cose che dico lui le conosce benissimo: il problema è poi saper trasmettere queste cose. Penso ne sia capace, poi vedremo. Ovviamente è ancora presto per giudicare: quando arrivai a Brescia (2017, ndr), in una situazione delicata, dissi che mi servivano almeno 3 o 4 partite, e ne mancavano 12 alla fine del campionato. Ora ne mancano 33: bisogna dargli tempo.»

Dove deve migliorare questa Sampdoria per rilanciarsi? I problemi messi in evidenza in queste prime giornate sono puramente tecnici, o anche psicologici?
«Il discorso psicologico non c’entra nulla: devi correre, stare bene, fare il professionista, ed avere la fame, la cattiveria necessaria. Perché Sottil dice “dobbiamo essere cattivi”? Queste sono cose che devi già sapere. Quindi, oggi, sono i giocatori a dover tirare fuori queste qualità, soprattutto quelli più esperti.»

Secondo lei, da quali giocatori deve ripartire Sottil? Chi può essere leader in questa Sampdoria?
«Come ho già detto, quelli più esperti. In una squadra devi avere giocatori forti nei ruoli chiave: il portiere, il libero, il regista, il centravanti. E in queste posizioni la Sampdoria ha i giocatori giusti. Se riusciranno a tirare fuori quelle qualità necessarie, alla lunga verranno fuori anche i valori tecnici.»

Nella stagione 2000/01 guidò proprio la Sampdoria in Serie B, portandola al quinto posto in classifica. Ci sono somiglianze fra la sua squadra e quella attuale?
«No, è passato troppo tempo, è tutto troppo diverso. Alla Samp il mio primo anno andò benissimo, al secondo mi trovai in una situazione un po’ particolare: il mio pensiero è che qualcosa cambiò, forse alcune regole non andavano più bene. Ma non ho voluto saperlo, si tratta di una mia supposizione.»

Passando invece alla Serie A: chi, secondo lei, è la favorita per lo Scudetto?
«La favorita rimane l’Inter, non ci sono dubbi, anche se penso farà più fatica dell’anno scorso. Non avrà la stessa distanza dalla seconda della passata stagione.»

Un’ultima domanda sulla Nazionale di Luciano Spalletti. Dopo un brutto Europeo, la squadra sembra rinata nelle ultime sfide di Nations League. Cos’è cambiato, e da dove si deve ripartire?
«Mi sembra che Spalletti abbia detto delle cose. Probabilmente all’europeo c’era stata troppa pressione sul discorso tattico. Ma hai voglia a far la tattica se non corri! La prima cosa che avremmo dovuto avere, l’intensità, non ce l’avevamo. Se non corri, poi ti massacrano. Come Nazionale, tecnicamente e individualmente, non penso siamo inferiori, ad esempio, alla Svizzera, ma loro ci hanno messo sotto dal punto di vista dell’intensità e della cattiveria.»

Si ringrazia Luigi Cagni per la disponibilità e la gentilezza dimostrata durante l’intervista.

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