2015
Ludovica Mantovani: «Il Ravano insegna il rispetto verso gli altri»
È iniziato da un giorno il Torneo Ravano che, dopo aver aperto ad altre discipline come il volley, il basket e il rugby ora si affaccia anche al mondo del canottaggio. La manifestazione creata ben trentuno anni fa da Paolo Mantovani continua ad essere un appuntamento molto importante per i ragazzi di tutta la Liguria.
Orgogliosa, Ludovica Mantovani, parla di questa edizione incentrata sul rispetto verso il prossimo: «Il Ravano è iniziato da un giorno, siamo rodati, siamo nei tempi ed è bellissimo vedere quattro sport in contemporanea. Le novità sono quelle di riuscire sempre a coinvolgere le scuole nei laboratori educazionali che vanno oltre lo Sport. Penso che un bambino a otto e dieci anni può prendere spunto ed essere stimolato per il futuro, che non è solo diventare un giocatore di pallone, ma anche tutto quello che ruota attorno allo sport, come ad esempio l’alimentazione» afferma ai microfoni di Telenord.
«Dal Ravano bisogna imparare tantissimo, non perché l’ha fatto mio padre, ma perché ha fatto tanto per il sociale e per Genova. È un fiore all’occhiello che stiamo tutelando, stiamo cercando di dare appeal internazionale, abbiamo live in 14 lingue, abbiamo coinvolto lo streaming. Bisogna avere anche una risposta, venite a vedere cosa fa lo sport ai bambini, il segno di essere una squadra. Le classi mangiano insieme, vivono mezza giornata e imparano giocando a rispettare gli altri, questo richiama anche il logo sulla maglia. Il rispetto di crescere nell’educazione, nel rispetto del prossimo, queste sono regole fondamentali e che il calcio abbia dato inizio a questo, 31 anni fa, è meraviglioso, siamo passati al calcio femminile, poi il volley, il basket e ora il canottaggio. È un esempio per il mondo del calcio» e infine un ringraziamento a chi ha creduto e lavorato per fare grande questa manifestazione «devo ringraziare tutti, i volontari, le istituzioni spero che vengano alle finali, ho visto che tantissime realtà hanno voluto contribuire ma questi ragazzi sono il nostro futuro».