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2014

Longoni e la psicologia Samp: «Mihajlovic, uomo di grande carisma»

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E’ finita la stagione, ma anche il mental trainer della Samp può trarre un suo primo bilancio. Una stagione difficile, che Cristiano Longoni ha vissuto più dal punto di vista psicologico che da quello tecnico. In entrambi i lati, in ogni caso, ci sono stati diversi sbalzi: «Quello che si è concluso è stato il mio terzo anno di consulenza per la Sampdoria e in realtà sono stati tutti abbastanza travagliati. Caratterizzati da questo alternarsi di momenti belli e di cali importanti all’interno dello stesso campionato».

Il carattere della squadra è stato spesso oggetto di critica: «Dal punto di vista “psy”, il gruppo rappresenta un’identità unica, come fosse una persona sola. Da questo punto di vista la difficoltà “caratteriale” risiede nella scarsa unità degli individui all’interno del gruppo. In ciò la squadra non è mai risultata debole, anzi sempre unita – commenta Longoni a “Il Secolo XIX” – Il gruppo si è particolarmente rinforzato nel momento della scrematura di gennaio 2012. Sono andati via diversi giocatori e si sono formati nuovi equilibri stabili».

Un discorso Longoni lo fa anche su Palombo: «E’ andato via all’Inter, ma quando è tornato era come se non se ne fosse mai andato via. Poi, però, ogni gruppo ha le sue caratteristiche peculiari. L’aspetto preponderante di questo è che riesce al funzionare al massimo, che dà le migliori risposte quando si trova ad affrontare momenti di grande emergenza densi di grandi motivazioni. E quando è passato, spesso e volentieri subisce un contraccolpo che si manifesta sotto forma di un calo di tensione. Anche questa è una caratteristica più del gruppo che dei singoli, anche se ovviamente poi i singoli non sono tutti uguali».

In questi casi ci si chiede chi intervenga: «Il ruolo dell’allenatore è fondamentale. Nel primo momento di presentazione a Sinisa Mihajlovic avevo descritto come la parte più complessa delle caratteristiche “psy” del gruppo dei suoi giocatori non tanto la motivazione della difficoltà, ma paradossalmente la necessità di ottenere lo stesso tipo di performance nei momenti più semplici. Però questa non è una conseguenza del carattere, anche se in casi come questo ci si attacca sopratutto a quello. Ma sono risposte collegate alla mentalità complessiva del gruppo. Dal mio punto di vista una delle caratteristiche di Mihajlovic sta proprio nella sua ottima visione psicologica del gruppo».

Longoni tesse le lodi del mister blucerchiato: «Lui nel dialogo con le persone va al di là dei ruoli, insiste moltissimo sull’aspetto personale e psicologico. In alcuni momenti si è arrabbiato molto, ad esempio dopo il k.o. con l’Atalanta, ma di fronte a questa reazione d’impatto il gruppo ha reagito in modo diverso da quello che succede di solito, perché ha riconosciuto nell’uomo-allenatore quei valori fondamentali che trasmetteva anche in settimana. Non è cambiato. Quindi è coerente. E così i giocatori si sono compattati».

In tre anni Longoni ha anche accompagnato la crescita dei giocatori, anche dal punto di vista della leadership: «Ho affrontato tanti aspetti differenti e tra questi anche quelli relativi alla crescita personale e performante. Chi c’è da tre anni ovviamente lo conosco meglio. Nell’ultimo campionato quello che è cresciuto molto è De Silvestri. Poi penso a Mustafi: quando è arrivato era un ragazzino impaurito, adesso ha conquistato il suo ruolo. Ma poi ce ne sono altri, da Obiang a Fiorillo, da Krsticic a lo stesso Fornasier. Senza dimenticare Regini. Sento dire che la Samp è una squadra di bravi ragazzi, ma esser bravi non vuol dire esser tonti. E Mihajlovic ha trasmesso al gruppo la cattiveria agonistica che mancava».

C’è un modo per ovviare a questi cali di tensione: «Mihajlovic può e saprà anticipare la possibilità. Dare una direzione alla squadra vicariando lui quella parte che le manca. Ma è impossibile sviluppare caratteristiche di personalità che non si hanno». Forse l’ingaggio di alcuni giocatori esperti potrebbe aiutare: «L’inserimento nel gruppo di giocatori di carisma rappresenta sempre un elemento positivo. Ciò a cui bisogna prestare attenzione è che il carisma del nuovo giunto non si scontri con i punti di equilibrio della squadra ma, con una leadership così strutturata come quella del mister, questo pericolo non dovrebbe presentarsi».

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