2014
Lo strano caso di Simon Poulsen: l’olandese vola in EL
Simon Poulsen è sicuramente uno degli investimenti meno comprensibili della Sampdoria di questi ultimi anni, insieme con Matias Rodriguez. L’olandese, arrivato a parametro zero dall’AZ Alkmaar dopo un Europeo con la Danimarca decisamente sopra le aspettative, non ha saputo imporsi in maglia blucerchiata: quest’anno, sia con Delio Rossi che con Sinisa Mihajlovic, non ha trovato mai spazio in campionato, collezionando una sola presenza in Coppa Italia contro la Roma. Un’esperienza deleteria, per le casse della società di Borgo Pila che ha dovuto pagargli due anni di stipendio, e per il giocatore, che è tornato in Olanda con un biennio di atrofizzazione agonistica nelle gambe.
Ora, però, Poulsen, come la maggior parte dei giocatori che lascia la Sampdoria per lidi esteri – vedi Graziano Pellè, per ricordarne uno – si gode la sua ritrovata primavera. Il suo AZ Alkmaar vola in Europa League e giunge ai Quarti di Finale dopo aver superato l’Anji in un aggregate di 1 a 0, e ora se la vedrà col Benfica, con andata fissata per il 3 aprile prossimo. Poulsen, nella doppia sfida con i russi, fanalino di coda in campionato, ha disputato 45 minuti all’andata e 90 al ritorno, suonando anche a più riprese la carica attraverso i media olandesi per superare il turno. Le presenze nell’Eredivisie, dove l’AZ è settimo, ammontano già a sei, con le ultime tre da titolare. In EL, invece, anche 4 minuti contro lo Slovan Liberec, sfida di sedicesimi di finale.
Un giocatore ritrovato, che in Italia sicuramente non ha trovato la sua dimensione adatta, lasciata in Olanda: un’investimento che non ha giovato alla Sampdoria, che in lui non ha trovato il terzino sinistro che sperava. L’AZ Alkmaar ringrazia: dopo due anni si ritrova il proprio esterno mancino di difesa che mancava nel reparto arretrato e lo ritrova con un’esperienza internazionale aggiuntiva, che per quanto non gli abbia donato minutaggio, gli ha sicuramente regalato un ottimo bagaglio aggiuntivo per la sua cultura calcistica. Come per Antonino Barillà, d’altronde.