2014
Lo sfogo di Garrone: «Abbiamo dato tanto: presi fischi, insulti e una sola gioia»
C’era anche Edoardo Garrone, come già detto, al pranzo di ieri pomeriggio con la stampa: location fissata da Giacomo, ristorante in Corso Italia a Genova. L’ex presidente della Sampdoria ha avuto modo di sfogarsi, di far sentire la sua voce, le sue ragioni su questa trattativa.
Tanti giorni di sofferenza, uno soltanto di gioia: «A Varese mi sono sentito davvero felice per la Sampdoria, come tifoso e come presidente. Solo quello è stato un giorno di gioia vera – si legge sul Secolo XIX – Per come è strutturato il calcio oggi una società del livello della Sampdoria non può che vivacchiare. È una prospettiva che per come sono fatto io ritengo inaccettabile. Gli sputi a mio padre, gli insulti. Anche gli striscioni contro la proprietà. Puoi sbagliare, certo, ma non è che lo fai apposta. Mica siamo autolesionisti».
La colpa, però, è a monte per Garrone: «È il calcio italiano organizzato in maniera inaccettabile. Non viene premiata la serietà, la Lega è in mano a uno come Lotito. Per questo investitori esteri non se ne vedono. Noi ne cerchiamo da sette anni a questa parte, quindi aveva già iniziato mio padre. Sette anni di tentativi e quattro advisor che cercavano un acquirente: niente. Anche per la Sampdoria si è presentata tanta gente. Appena gli metti in mano un’azione scappano tutti, però. Ci sono stati contatti con i cinesi, è vero. Ma anche loro si sono tirati indietro. I russi, poi, li aveva contattati mio padre: ma a loro il calcio non interessa».
«Il calcio italiano è senza stadi, troppo legato ai diritti televisivi con contratti che si rinegoziano di continuo, male organizzato. Per questo le squadre italiane non interessano; se si escludono le prime tre, forse, le altre non interessano. Mia moglie non mi sopportava più, perché fare il presidente di una squadra di calcio di Serie A è tanto stress. Per me è inaccettabile che scoppi il finimondo per una sconfitta, è inaccettabile che se si perde un derby, anche male come è successo, le polemiche vadano avanti per mesi. E non dite che non sono tifoso, perché sono tifoso eccome. Però il calcio così non è il mio. Ci sono presidenti che nell’adrenalina della domenica ci sguazzano, a loro piace. Quando è stato necessario trovare l’allenatore, dopo l’esonero di Delio Rossi, sono stato dieci giorni senza dormire».
Inevitabile pensare anche all’anno della retrocessione, la macchia più grande della gestione Garrone e della recente storia della Sampdoria: «L’anno della Champions avevamo un direttore generale e un allenatore: chi è rimasto? Nessuno. Abbiamo dovuto prendere persone nuove. Poi nel primo giorno di ritiro Pazzini ha chiesto un aumento di stipendio. Tutte queste circostanze hanno reso difficile la gestione. Poi noi avremo sbagliato, ma la nostra politica è quella di delegare. Noi siamo abituati a lavorare così. Purtroppo nel calcio è molto più difficile. Ferrero farà meglio di me, ne sono sicuro: è più tagliato per questo mondo».