2015
Little Miss Sampshine
Michael Arndt probabilmente mi punirà per aver usato il film col quale vinse l’Oscar come metafora per parlare della Sampdoria, per parlare di un 2 a 0 al Bologna, per raccontare quanto accaduto ieri sera al Ferraris. Arndt, d’altronde, penso nemmeno sappia di cosa stiamo parlando, ma è anche questo il bello del calcio.
Quello che è stato meno bello è stato sicuramente il primo tempo dell’improvvisato posticipo tra il Doria e il Bologna, per chiari demeriti dei felsinei. Una squadra che si è chiusa in difesa per la maggior parte del tempo, che ha sempre rallentato le manovre avversarie fronteggiando in cinque l’avanzata dei nostri tre attaccanti, contando anche Soriano. E la Samp ci ha messo un po’ del suo, a dirla tutta, perché gli errori in fase di impostazione sono stati diversi, costringendo spesso a dei recuperi in extremis: bellissimo, tra l’altro, quello di Barreto in scivolata al limite dell’area, preciso e concreto, senza sbavature. I passaggi sbagliati sono stati numerosi, con dei piedi quasi, a volte, impacciati, che però hanno confermato una statistica che già l’anno scorso si era palesata ai nostri occhi: Soriano è il miglior assist-man della Sampdoria, e parliamo di passaggi decisivi, quelli che ti lanciano in porta. Che si segni o meno, lui l’imbeccata la dà.
Soriano, tra l’altro, ha saputo convincerci anche ieri sera, meravigliarci forse, ma non mi impantanerò nel discorso cercando di sottolineare che i due gol siano arrivati dai due giocatori che da circa quindici giorni avrebbero dovuto lasciare il Doria, non farò come chi si domanda «ma non dovevano andare via?» facendo della sottile, quanto inutile, ironia. A me non interessa più se dovessero andare via o meno: la trattativa c’è stata – lo stesso Soriano lo ha ammesso in mixed zone, ma non era un segreto – ma alla fine, si può dire, meglio così, perché quei due gol di oggi cancellano le offerte, gli incartamenti, le corse, le telefonate, e il Bologna. Che a Marassi non ha provato nemmeno a vincere, a fare i tre punti che avrebbero dato maggior lustro all’era Rossi: tiri sporadici, azioni forzate, poi un catenaccio à l’italiana degno di questo nome.
Quindi, il riferimento a Little Miss Sunshine viene a galla. Un po’ perché di vincere, il Bologna, non ne aveva voglia, e la sceneggiatura di Arndt tanto premeva sulla voglia di vincere, ma poi perché tanto ce ne mette la Sampdoria in questa situazione. Sta andando a partecipare a un concorso di bellezza, con immensa gioia, al posto di chi ha deciso di abdicare quest’anno – tutte le big tranne l’Inter e la Roma – e lo sta facendo con un pulmino giallo che durante il tragitto ha perso la frizione e al quale gli si è incantato il clacson. Di infortuni Zenga ne avrà fin sopra il cappello, insomma, però il suo pulmino giallo continua ad andare. Se arriverà alla finale, a competere con chi si sta truccando da mesi per parteciparvi, ce lo dirà solo il futuro, ma intanto lui il viaggio lo ha intrapreso. Noi, un po’ scapestrati, un po’ con le coperte tirate, un po’ con tanta fatica, intanto il nostro cammino lo continuiamo, insieme a lui.
Note positive: Ivan, anche meglio della gara col Carpi, dove lo premiai per la sua intraprendenza, per la sua cattiveria agonistica, perché ieri sera ha morso tutte le caviglie possibili, ha recuperato tutti i palloni in territorio franco. Altro che «sono come Krsticic»: qui siamo su un altro pianeta. Moisander, finalmente: solo una piccola sbavatura nel secondo tempo, per una incomprensione con Viviano, che si giustifica alla prima da titolare in una difesa che è rodata da mesi, per il resto roccioso, preciso, compatto, nordico. Eder, che ci ha messo un po’ a ingranare ieri sera, ma oramai è talmente scontato metterlo nelle note positive che quasi non lo si dovrebbe fare: appena ha avuto un po’ di spazio ha punito tutti.
Note negative: Regini, ieri sera non solo in difficoltà tecnica, ma anche mentale. Quando ha alzato le braccia a scusarsi con la squadra, o magari anche con i tifosi che lo hanno tartassato nella ripresa, ha ammesso di aver perso anche la testa, perché ha iniziato a capirci poco in campo. Purtroppo sono limiti che si pagano: certo non aiuta il rapporto non facile con i tifosi, che gli hanno fischiato e rimproverato di tutto, ma la situazione non ha fatto altro che peggiorare, persino quando una cosa buona in difesa l’ha fatta. Cagni, che viene esonerato – e scusate, non avevo ancora avuto modo di parlarne in un editoriale – e guarda la Sampdoria dalla televisione prendere zero gol, quello che a lui è riuscito soltanto a Novi Sad, con un modestissimo avversario. Sarà un caso, gli do il beneficio del dubbio, però dopo la gara col Napoli ero stato chiaro e qualcuno ha voluto crocefiggermi: in difesa andava rivisto tutto, o quasi. A quanto pare qualcuno l’ha fatto, perché ieri sera Viviano ha avuto due interventi, o al massimo tre, da fare.
Manca ancora qualche geometria in mezzo al campo, manca Correa dal primo minuto, perché l’argentino la partita l’ha un po’ spaccata – con la complicità del figliol prodigo Rizzo – e poi si potrà parlare di Miss Sampshine, non più Little.