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Linetty si è affezionato: «Beres scapperà, ma io rimango»
Linetty non ha digerito la panchina ai Mondiali: «Ero arrabbiato, non son mai riuscito a parlare con Nawalka». E sul futuro: «Bereszynski scapperà, ma io valuto la permanenza. A Genova sto alla grande»
Anche in Polonia si chiedono come un giocatore con due stagioni di esperienza in Serie A non sia stato impiegato neanche per un minuto ai Mondiali, pur essendo convocato e in forma. Karol Linetty ha concesso una lunga intervista a sportowefakty.pl e ha riavvolto il nastro per tornare a luglio, quando la Nazionale si stava preparando per la competizione: «Problemi fisici? Niente di vero, forse un episodio ha creato un po’ di confusione. Durante il ritiro a Jurata – ricorda – ero solito usare un po’ troppo la camera criogenica, cinque volte in tre giorni, e infatti non mi sono sentito bene. Avevo un livello altissimo di chinasi (un enzima, ndr), ho superato quello consentito, ma poi tutto è tornato alla normalità nella pausa tra la prima e la seconda parte del ritiro. Ad Arlamow andava già tutto bene: il mio cuore, il mio battito non ne ha risentito, ho fatto le analisi del sangue ed erano nella norma. Nulla poteva far credere che fossi affaticato».
Nonostante il ct Adam Nawalka lo avesse impiegato spesso nelle fasi di qualificazione, il centrocampista della Sampdoria non ha trovato spazio con la selezione biancorossa: «Non ho idea del perché, posso solo dire che il ct la pensava così. Ed è stata la seconda volta, dato che anche agli Europei del 2016 era successa la stessa cosa. Non è stata una bella sensazione. Ero arrabbiato, e molto. Prima dell’amichevole con la Lituania (l’ultima prima dell’inizio dei Mondiali, ndr) Nawalka mi disse che avrebbe voluto parlarmi a quattrocchi, ma quella conversazione non è mai avvenuta. Dopo la sconfitta con il Senegal l’atmosfera non era delle migliori e io non volevo far preoccupare nessuno, chiedere un colloquio o motivazioni all’allenatore. Ho aspettato che mi prendesse da parte e mi parlasse, ho lavorato duro in allenamento. Credo che avrei meritato di giocare – spiega Lientty – ma lui ha deciso diversamente».
Tornando al presente, la scoppiettante vittoria per 3-0 sul Napoli ha rilanciato la Sampdoria in campionato dopo un inizio difficile a Udine e ha permesso di conquistare i tre punti anche a Frosinone: «È stato fantastico. Affrontavamo un grande avversario, ma la nostra vittoria non è stata in discussione neanche per un attimo. Abbiamo mantenuto il controllo totale per l’intera durata del match». Uno dei protagonisti della gara contro i partenopei è stato proprio il suo connazionale Bartosz Bereszynski, che ha ormai raggiunto piena consapevolezza e dimestichezza con il suo ruolo di terzino: «Ricordo quando giocava nel Lech da numero 9 o come ala. Qui in Italia ha imparato molto, la sua posizione gli calza a pennello oggi. Penso che scapperà dalla Sampdoria a breve – svela Linetty -. Gli piace giocare offensivo, e in difesa è difficile da superare».
Al contrario, il classe ’95 non sembra intenzionato a lasciare i colori blucerchiati: «Non penso a cambiare. Sto bene a Genova, vivo alla grande in questa città. Posso sia rilassarmi che concentrarmi sul calcio. Anzi, valuterò la permanenza. Qui alla Samp gioco la mia terza stagione, ho anche allungato il contratto con l’agenzia che cura i miei diritti sportivi, la Football Factory. Venire qui è stata una buona scelta, mi sono ambientato molto velocemente e la squadra è forte. Noto che sto crescendo». Quest’anno gli sono state affidate mansioni più offensive: «E mi piace. Giampaolo ha deciso così, ho lavorato un po’ sul tiro dalla distanza. Con l’Udinese ho provato a calciare di destro dalla sinistra, e ci sono andato vicino. Con il Napoli non ha funzionato, la palla è schizzata, è stato un tiro sporco. La mia ragazza mi dice spesso di provare a tirare in porta». Ed è proprio alla sua dolce metà che Linetty indirizza i più grandi ringraziamenti: «Penso che se non ci fosse lei, a quest’ora non sarei qui alla Samp. Ha creato le condizioni perché riuscissi a far bene, grazie a lei mi riesco a concentrare solo sul lavoro. Senza contare che è per lei che mangio così sano, ci piace cucinare insieme: la dieta è alla base del calcio di oggi».
L’ex Lech Poznan passa poi a parlare del rapporto con la lingua: «Con il resto della squadra parlo principalmente italiano. Anche se non parli in maniera corretta, agli italiani fa piacere che si usi la loro lingua, ma tra noi, con Bartosz e Dawid, parliamo polacco. Per gli avversari, questo è un fattore a sorpresa in più. In campo grido a Bereszynski “Lancia lungo!” oppure “Passa qui” e gli avversari rimangono stupiti. Ogni tanto qualche nostro compagno prova a ripetere qualcosa quando siamo negli spogliatoi, e a volte facciamo dei test: alcuni mollano già all’inizio o non sono proprio in grado di sostenere la sfida. Il nome Wojciech è il più difficile da pronunciare per loro – spiega – e ci divertiamo a sentirli arrotolare la lingua. Praet ha imparato qualche parola nostra, e viceversa, così come Andersen».
Genova, la città in cui Linetty confessa di trovarsi così bene da poter pensare di rimanere a lungo, sta vivendo però un momento difficile della sua storia. Il crollo di ponte Morandi, che ha causato la morte di 43 persone, è una ferita ancora aperta: «Si può avvertire nell’aria che è successa una tragedia, alla gente manca il solito sorriso. Quando ho scoperto della catastrofe, non potevo crederci. È stato un giorno terribile, c’è stato il temporale anche di notte. Genova è un posto soleggiato, ma quando arriva il maltempo è sempre molto forte. Il ponte lo percorrevo ogni volta per andare all’aeroporto – ricorda il centrocampista blucerchiato – so che c’erano stati in passato degli appelli per fare qualcosa e dei lavori in corso sul ponte, ma alla fine non ha retto. Gente che tornava dalle vacanze è rimasta uccisa, altri invece sono stati fortunati. La città sta ancora respirando questa tragedia», ha concluso.