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Leicester campione. E quel rifiuto di Eder…

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Dopo essere stato vicino, vicinissimo alla cessione ad agosto, i tifosi della Sampdoria avevano capito che il saluto di Martins Eder alla Genova blucerchiata era stato solo rimandato di pochi mesi. Mesi non da poco, perlatro, gli ultimi dell’oriundo passati sotto la Lanterna, con uno score di 12 goal in campionato e un derby messo in cascina.

A gennaio, però, nonostante le rassicurazioni della società sul fatto che i gioielli non sarebbero stati toccati, si era capito che almeno uno fra Eder e Soriano avrebbe potuto fare i bagagli. Se l’italo-tedesco, dopo essere stato a meno di un passo dal Napoli in estate, aveva in particolare su di sè gli occhi dell’Inter, per Eder le pretendenti erano invece almeno due. Se infatti lasciamo da parte l’offerta arrivata dalla Cina prima dell’inizio della finestra invernale di mercato, a gennaio chi avrebbe voluto portarsi il bomber blucerchiato a casa erano Inter e Leicester City.

 

Si, proprio quel Leicester City che ieri sera, a causa del pareggio fra il Chelsea e la seconda in classifica, il Tottenham, si è laureato campione d’Inghilterra per la prima volta nella sua storia. Non staremo qui a raccontare una favola che già in molti hanno narrato, quella di un team che l’anno scorso rischiava di retrocedere e che quest’anno, dato 5000 a 1 dai Bookmakers inglesi, ha vinto la Premier League rompendo il monopolio delle solite note.

Quello che ci interessa e ci che racconta di quanto possa essere curioso il destino, di quanto, in un certo senso, sia pericoloso essere artefici del proprio destino, è ciò che è successo ad Eder, un giocatore che ha lasciato la Sampdoria – che poi sia stato “impacchettato” o meno, questo non ci è dato saperlo realmente – per fare un salto in avanti nella propria carriera e che ha preferito l’Inter al Leicester per vincere lo scudetto con i nerazzurri. Si, perchè la società di Corso Vittorio Emanuele, all’epoca dei fatti, galleggiava fra le prime posizioni della classifica e sembrava che potesse competere fino alla fine almeno per un posto in Champions League, obiettivo poi sfumato in questo weekend per i ragazzi di Mancini.

Da non dimenticare poi che la scelta presa dall’ex-nemero 23 blucerchiato fu data anche dal fatto che l’Inter gli garantiva un posto quasi sicuro fra gli 11 titolari, un fattore non di poco conto per l’italobrasiliano che così avrebbe potuto conservare il suo posto in Nazionale. Invece, dopo le prime apparizioni poco convincenti, Eder è scivolato in fondo alle gerarchie di Mancini, tanto che in molti si sono chiesti se quello del tecnico jesino non fosse stato un semplice capriccio, se in effetti Eder fosse così importante nell’economia del gioco nerazzurro come Mancini aveva fatto pensare quando ne caldeggiava l’acquisto.

Nelle sliding doors che si presentano, nel fatto di poter decidere cosa fare del proprio futuro, è insita la possibilità di sbagliare, di prendere la porta sbagliata, di finire in un vicolo cieco. Certo si può dire, in questo caso, che la scelta di Eder non abbia pagato, che quando è venuto il momento di lasciare la Sampdoria per misurarsi con palcoscenici più prestigiosi l’oriundo abbia puntato, per così dire, sul cavallo sbagliato.

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