2014

La vera Samp versione big: il capolavoro di Sinisa

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Quando, assordato dagli applausi del suo pubblico, Sinisa Mihajlovic lasciava il campo pochi attimi prima del triplice fischio, il suo volto sembrava evidenziare una certa soddisfazione. E non tanto per il fatto che, come racconta a fine partita, si fosse trattato di un’espulsione ‘pianificata’ perché gli aveva già portato bene guardare il match dalla tribuna contro una sua ex squadra (domenica prossima, per chi non lo sapesse, si affronterà la Lazio). Mihajlovic è uscito soddisfatto dal campo perché ha visto una grande Sampdoria. Una squadra ormai a tutti gli effetti rivoluzionata, completamente diversa da quella annichilita all’andata, che si muove proprio come i grandi team contemporanei cui Mihajlovic aveva detto di ispirarsi. Alta e aggressiva nel pressing, con Angelo Palombo che ieri ha giocato quasi da trequartista, per tutte le volte che è avanzato per attaccare Aquilani sul primo controllo. Ma anche con gli uno contro uno vinti da Berardi, le sue sovrapposizioni e con tutti i ripiegamenti di Eder su Cuadrado. Una bella figura che avrebbe potuto benissimo essere anche una grande vittoria (la Samp ha tirato più volte in porta, 7 contro 4), ma pure una beffarda sconfitta (la traversa di Vargas sta ancora tremando). Premeditata e meticolosamente studiata già dalla trasferta di Reggio Emilia, quando molti titolari furono preservati proprio per poter essere al top nel match di ieri.

Ora non so se sia il caso di etichettare la Fiorentina come una grande squadra: per molti lo è, per altri no. Per la posizione di classifica che ricopre è certamente una delle migliori squadre del campionato e, secondo me, per completezza dell’organico è anche più attrezzata di qualche squadra che le sta davanti (per esempio, il terzo attaccante del Napoli è Duvan Zapata; nella Fiorentina è Matri). E, ammettendo che la Fiorentina lo sia effettivamente, mai la Sampdoria è riuscita a giocare così bene contro una grande squadra. A Napoli e a Torino la Sampdoria giocò bene, ma subì troppo le iniziative degli avversari e comunque non impose il proprio gioco – almeno, non con la stessa intensità di ieri. Perché la Samp per larghi tratti del match ha fatto proprio questo: imporre il proprio gioco. E questo possiamo decifrarlo anche dalle statistiche: con riguardo alle action zones, si è giocato più nella metà campo della Fiorentina (33%) che in quella della Sampdoria (27%). Quando la Sampdoria ha tirato (venti volte in totale), l’ha fatto quasi sempre su azione (diciassette); mentre le due grandi palle goal della Fiorentina (colpo di testa di Matri nel finale e punizione di Vargas) sono nate da palle da fermo. 

  

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